Lo sciopero. I metalmeccanici a Milano contro il Jobs Act e per contrastare la crisi, 80 mila sotto la Madonnina: “Il governo sbaglia a parlare solo con le imprese, la mobilitazione continua”. Il segretario Fiom: “Gli 80 euro servono per pagarci l’astensione dal lavoro”. Appuntamento al 5 dicembre.
iazza Duomo è piena di operaie e operai, ma la cifra è la paura: soprattutto quella di perdere il posto. Non può essere una manifestazione gioiosa, quella dei metalmeccanici nell’anno 2014: Nokia, Trw, Ast di Terni, l’elenco è lunghissimo e le tute blu oggi stanno male. Povertà, disoccupazione, disperazione: mentre le periferie sono in fiamme per la lotta con gli immigrati e poco lontano i ragazzi dello sciopero sociale si scontrano con le forze dell’ordine. Eppure la Fiom e la Cgil riescono a tenere unite queste persone, 80 mila sfilano lungo le vie di Milano per riunirsi sotto la Madonnina. Lei è tutta d’oro, come le cene di Matteo Renzi con i finanzieri: “Noi – dice Maurizio Landini dal palco – non siamo quelli che spendono 1000 euro per una serata: noi con 1000 euro ci dobbiamo vivere un mese”.
La piazza si scalda, applaude anche Susanna Camusso, soprattutto quando il segretario della Fiom attacca frontalmente il premier: “Dov’è Renzi adesso? — chiede Landini – Parla solo con gli imprenditori nelle fabbriche vuote o si confronta anche con i lavoratori?”. Poi una battuta sugli 80 euro, che un tempo avevano unito il sindacato al governo, e adesso diventano un mezzo per alimentare il conflitto: “Nessuno ci compra con 80 euro, e se si erano messi in mente di farlo si sbagliano di grosso – grida il capo delle tute blu Cgil – Anzi dico al presidente del consiglio che gli 80 euro oggi ci servono a pagarci lo sciopero contro di lui: perché scioperare costa, e noi lo facciamo per difendere i diritti di tutti, pure di quelli che non partecipano”.
Ma la Cgil e la Fiom non sono tenere neanche verso la minoranza Pd: entrambe le organizzazioni bocciano l’accordo che da tutto il partito (tranne poche eccezioni) viene propalato come una grande mediazione “che estende i diritti” (parola del presidente Matteo Orfini, ieri sera in risposta al sindacato): “E’ una presa in giro, che più che per l’interesse dei lavoratori, serve a qualcuno per mantenere il posto in Parlamento”, dice tranchant Landini. E Camusso, intervenendo subito dopo: “Non mi pare una soluzione che difende i diritti – spiega – Non si devono cercare mediazioni al ribasso, le tutele vanno estese a tutti e si devono cancellare le tante forme di precarietà”.
Lo stesso Landini, elencando le proposte della Fiom al governo, aveva messo tra le priorità quella di “estendere i diritti a tutti, insieme agli ammortizzatori sociali, e alla cassa integrazione”. E poi “investimenti, una politica industriale, un piano per i trasporti, la mobilità, l’energia, la banda larga”, prendendo i soldi dalla “lotta alla corruzione e all’evasione fiscale: varando una legge sul falso in bilancio, e una sull’antiriciclaggio, come ha chiesto il governatore di Bankitalia”.
Ma serve anche una legge per riportare l’età pensionabile a livelli più tollerabili rispetto agli eccessi della riforma Fornero, e un incentivo all’uso intelligente degli orari: “Con la contrattazione e la solidarietà possiamo diminuire gli orari di lavoro, i più alti in Europa – 1800 ore annue contro 1500–1600 medie – per evitare licenziamenti e assumere i precari”. Precari con cui la Fiom dialoga, si confronta: un lavoratore dello sciopero sociale ha potuto parlare dal palco, facendo così incrociare idealmente i due cortei. “E continueremo a lavorare insieme”, ha detto il segretario dei metalmeccanici. Come l’invito a collaborare è indirizzato anche a Cisl e Uil: “Soli siamo una canaglia, uniti siamo tutto”.
Anche la segretaria della Cgil ha puntato su alcune proposte al governo, scegliendone in particolare tre: la prima, la lotta alla corruzione, “ristabilendo il falso in bilancio, perché altrimenti è inutile nominare commissari speciali”; la seconda, mettere un argine alla “crescente disuguaglianza: il 5% delle famiglie detiene il 20% delle ricchezze del Paese: non possono dare un contributo che serva a investire nel lavoro? Si chiama patrimoniale, sì – incalza Camusso – Non dobbiamo avere paura delle parole, non si può continuare a tassare in basso”. Infine, una scelta sull’Irap: “Non può essere dato a pioggia: lo sgravio va concentrato su chi sceglie di non licenziare e investe sul futuro”.
Ma c’è anche un messaggio alla Confindustria: “Hanno detto che siamo medievali, ma medievale è chi vuole che il lavoro torni a essere servile, chi pretende che la Costituzione esca dai luoghi di lavoro e sia riservata solo a chi non ha bisogno di lavorare per vivere”. Poco prima Landini aveva parlato di un “modello Fiat” e di una sorta di “lodo Confindustria”, scelto da Renzi per riformare il Paese: “Si vorrebbe eliminare il sindacato, fare come negli Usa, dove non esiste la contrattazione collettiva. Le imprese non hanno chiesto al governo solo di cancellare l’articolo 18, ma vorrebbero una legge che permetta loro di scegliere volta per volta se applicare il contratto nazionale o aziendale. E poi ci fanno la morale su tutto: ma perché loro non allontanano i corrotti e gli evasori?”.
L’appuntamento, a questo punto, è per il 5 dicembre: allo sciopero generale. “Ma prima c’è il 21 novembre a Napoli, la Sardegna, la Sicilia – dice Landini – Noi non ci fermeremo: Renzi ci conti, veda da questa piazza chi rappresentiamo. Si mettano in testa che non stiamo scherzando”. Altri applausi di Susanna Camusso. Che a sua volta ribadisce: “La partita non finisce qui, abbiamo davanti due mesi di grande mobilitazione: continueremo ogni giorno a essere nelle piazze”. Infine un abbraccio tra i due leader, stretto e affettuoso: dopo un anno di scontri hanno siglato la pace.
fonte: il Manifesto
http://ilmanifesto.info/landini-e-camusso-renzi-noi-non-ci-fermiamo/