Stati uniti. Vittoria di misura: solo quattro voti di scarto, 217 sì contro 213 no. E ora la riforma approda in Senato dove ai repubblicani spaccati mancano i voti per raggiungere la maggioranza
I repubblicani alla Camera hanno votato sì all’abrogazione e la sostituzione di grandi porzioni della legge di Obama sulla sanità, nonostante abbiano appena aggiunto 8 miliardi di dollari alla misura che contribuisce a coprire i costi assicurativi per le persone con condizioni preesistenti.
Avevano già tentato di cancellare l’Obamacare a marzo ma Paul Ryan, lo speaker della camera, avendo capito di non avere i voti necessari per farcela, aveva deciso di ritirare la proposta, segnando la prima vera grande sconfitta dell’amministrazione Trump.
Questa volta, però, anche se per pochissimo (217 voti a favore e 213 contro) la legge è passata alla Camera e ora approda in Senato.
Appena la notizia del voto era stata resa pubblica, mercoledì, aveva provocato reazioni nella società civile e sulla stampa: molti avevano fatto notare che il Congressional Budget Office (Cbo), l’ufficio indipendente che analizza e prevede costi e impatto delle leggi in discussione al Congresso, non ha ancora fatto stime sulla nuova versione della riforma e quindi i membri del Congresso avrebbero votato una riforma di cui non conoscono gli effetti.
La nuova versione della legge penalizza molto i cittadini con condizioni preesistenti, malattie come l’Aids, il cancro, la leucemia, la sclerosi multipla, il diabete ma non solo: la nuova legge permette agli Stati di discriminare sulla base della storia medica e personale dei pazienti e ciò include ansia, stupro, depressione postpartum, violenza domestica, tutti considerati «condizioni mediche preesistenti».
Difficile non essere d’accordo con Elizabeth Warren che, usando un’espressione forte, aveva dichiarato: «Con i repubblicani, a volte, bisognerebbe aprirli per vedere se hanno un cuore».
La ragione per questo voto quasi d’urgenza è che una legge, per essere approvata dal Senato dove i repubblicani hanno una maggioranza più risicata che alla Camera, ha bisogno di 51 voti, a meno che l’opposizione democratica non metta in atto l’ostruzionismo con il filibuster, obbligando così ad alzare la soglia di maggioranza per approvare una legge a 60 voti.
I repubblicani hanno 52 senatori e su questa legge è impossibile che trovino gli 8 voti democratici necessari ad arrivare a 60. Hanno quindi deciso di sfruttare una regola del Senato, il budget reconciliation process, procedura opzionale risalente al 1974, decisamente complessa, che agisce in aggiunta al processo di risoluzione del bilancio stabilito dal Congresso.
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fonte: ilmanifesto.info