da Il Manifesto
Recovery fund. I soldi non servono a nulla, se finiscono nelle tasche sbagliate. Il tema principale per la sinistra oggi è tuttavia come fare la propria parte perché il piano di recupero e resilienza parli la lingua della conversione ecologica, dei diritti del lavoro, del welfare e dei beni comuni, dell’investimento sulla scuola, sull’università e sulla ricerca pubblica anziché quella dei desiderata di una Confindustria che punta a prendere tutto liberandosi da ogni vincolo
Nicola Fratoianni, Giovanni Paglia – EDIZIONE DEL23.07.2020
All’appuntamento con la storia l’Unione europea poteva sgretolarsi o rilanciarsi. Ha scelto la secondo strada.
La Germania ha compreso che non poteva affrontare la crisi post-Covid allo stesso modo di quella dei mutui subprime. Imporre la via dell’austerità come soluzione alle voragini economiche e finanziare di alcuni paesi dell’eurozona avrebbe semplicemente significato l’avvio di un processo destabilizzante e dagli esiti imprevedibili.
Rimaneva una sola possibile soluzione, che molti di noi invocavano da anni, ovvero il trasferimento alle aree più colpite di risorse reperite attraverso l’emissione di Eurobond.
È questa la vera novità: per la prima volta si ammette la possibilità che l’Unione europea si indebiti per finanziare programmi comuni di sviluppo e solidarietà. Rimane certamente forte l’approccio intergovernativo e il programma è esplicitamente richiamato come limitato nell’importo, nella durata e nello scopo.
Si tratta tuttavia di un precedente da cui sarà difficile tornare indietro, che apre la strada ad un’Europa capace di investire risorse proprie e non semplicemente di imporre forme ideologiche di disciplina di bilancio. Una svolta di grandi proporzioni che solo fino a qualche tempo fa non avremmo nemmeno potuto immaginare…per continuare a leggere cliccare: https://ilmanifesto.it/la-svolta-europea-e-la-sfida-per-la-sinistra/?fbclid=IwAR1K2EfON6CA5OMvSBueuVKObvYBzRtvRD3XIkjlGBTlH834o3TgLsxq2iM