Teresa Noce, “Rivoluzionaria professionale, Autobiografia di una Partigiana comunista”, Red star press, Rapporti sociali, 2016, pp. 407, € 22,00
Teresa Noce, donna energica ed onesta che non ammetteva compromessi, non tollerava incoerenze e doppiezze e proprio per questo scomoda, termina di scrivere l’autobiografia, nel febbraio 1973, per lasciare testimonianza del proprio vissuto ma senza vittimismo alcuno, quasi a considerare naturale e ovvio per una militante passare la vita tra un carcere e l’altro ed essere internata e ridotta come uno straccio, nel Terzo Reich o in un paese considerato culla della democrazia europea. C’è poi il ricordo delle persone amate e frequentate, dei compagni di lotta di cui tratteggia i profili: Bordiga, Gramsci, su cui non mancano aneddoti spassosi, Umberto Terracini, Palmiro Togliatti, Enrico Minio, e, soprattutto, Luigi Longo, compagno anche di vita da cui infine si separerà dolorosamente. Qui veniamo alle questioni che poi abbiamo imparato a definire di genere: all’epoca che Teresa ricostruisce nella sua biografia il femminismo, inteso come quello scaturito dalla Contestazione, è lungi da venire ma lei non dimostra sudditanza psicologica alcuna, tiene testa agli uomini, che spesso escono da qui malconci, come in un film di Almodovar.