In centinaia di migliaia invadono Roma per la manifestazione della Cgil contro lo scippo del referendum sui voucher, per i diritti sul lavoro e il rispetto della Costituzione. Nei due cortei tanti giovani. Presenti esponenti della sinistra, nessuno del Pd. Dal palco di Piazza San Giovanni, Camusso attacca il governo: «Stravolge la democrazia, andremo alla Consulta». Ma l’esecutivo ora minaccia il diritto di sciopero
La battaglia della Cgil: «Fermeremo i nuovi voucher»
In piazza. Centinaia di migliaia riempiono San Giovanni nonostante il caldo. Camusso: il lavoro nero è reato, governo ha avuto paura del referendum. L’appello a Mattarella per non firmare le nuove norme: «È garante della Costituzione»
L’unico numero fornito dall’organizzazione è 35. Sono i gradi all’ombra a piazza San Giovanni mentre dal palco parla Susanna Camusso. E certificano la manifestazione più calda della storia sindacale.
Ad ascoltarla sotto il solleone della calura romana c’è una piazza piena di chi, già per aver fatto i cortei a queste temperature, dovrebbe guadagnare l’epiteto di eroe della democrazia, specie per la sessantina di persone soccorse dal 118 a causa di svenimenti.
Alla luce delle condizioni meteo la scommessa della Cgil è totalmente vinta. Piazza San Giovanni non sarà stata piena come l’ultima volta – il 25 ottobre 2014 contro il Jobs act la giornata di sole rafforzò la presenza – ma quasi.
Cortei affollati e pieni di giovani che sfilano contro «lo schiaffo alla democrazia» affibbiato da governo e parlamento nel reintrodurre i voucher sotto mentite spoglie usando surrettiziamente lo strumento della manovrina correttiva che niente c’azzecca col lavoro accessorio.
«Una schifezza», l’ha definita Susanna Camusso in discorso molto duro con il governo e allo stesso tempo molto aperto verso i partiti presenti in piazza a cui non ha rinfacciato l’uscita dal voto al momento della fiducia sulla manovrina.
Il punto più delicato dell’intervento del segretario della Cgil è stato l’appello rivolto al Capo dello Stato a non firmare la legge. «Lo diciamo da questa piazza, avevano paura dal voto dei cittadini, di andare nel paese e tra la gente a discutere di cosa siano la precarietà e l’incertezza quotidiana del proprio lavoro e della propria situazione» ha gridato Camusso.
«Hanno scelto la strada degli emendamenti blindati e dei voti di fiducia» ha continuato: hanno «cambiato nome» ai voucher, ma «non la schifezza che sono». Il 28 maggio si sarebbe dovuto svolgere il referendum abrogativo sui voucher, «poi questi sono stati cancellati per far annullare i referendum e impedire agli italiani di esprimersi».
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fonte: Il Manifesto