di Renzo Baricelli.
Permettetimi di prenderla alla larga, poi sarò sintetico.
L’ultimo giorno di ottobre sono andato “all’archivio storico del lavoro” che ha sede a Sesto S.G.
Avevo appuntamento con una giovane sindacalista della CGIL. Mi aveva detto che le serviva conoscere esperienze passate riguardanti gli impiegati. Così ci siamo trovati all’archivio per cercare, tra le mie vecchie carte, i documenti attinenti la vertenza e la lotta del 1969 degli impiegati della Pirelli Bicocca e del grattacielo.
Li abbiamo trovati e si sono rilevati molto interessanti e istruttivi.
Così mi è capitato di rileggere anche alcuni volantini della SSA-CGIL ciclostilati che, su una sola facciata affrontavano, sotto i relativi titoletti, cinque o sei argomenti.
Il linguaggio aveva dovuto addattarsi alla necessità dei tempi: essere brevi e soprattutto chiari.
Riporto un solo esempio: Siamo nel ’68, non c’è ancora nessun diritto riconosciuto a garanzia della partecipazione democratica nei luoghi di lavoro. (Fatta eccezione delle norme contenute nell’accordo interconfederale per la elezione e il funzionamento delle Commissioni Interne.)
I rapporti unitari tra i sindacati dei lavoratori chimici e della gomma faticavano molto a fare i primi passi.
Alla Pirelli Bicocca c’era una gran discussione attorno alla elezione dei comitati di reparto ancora non prevista da nessun accordo e neppure da intese unitaire.
Cosa scrive in proposito la SSA-CGIL su un volantino ciclostilato di una sola facciata, contenente altri 5 argomenti; sotto il relativo titoletto, scrive semplicemente:
“ I comitati di reparto sono una buona cosa” .
In molti erano contrari. Anche il cosidetto Cub era contrario.
Comunque, non passò molto tempo e si andò ad elegere i comitati unitari non solo in tutti i reparti della grande fabbrica della Bicocca, bensì anche in tutti gli uffici, compresi quelli del grattacielo.
Quello che voglio dire è semplicemente che ogni stagione deve trovare il suo linguaggio.
Adesso provo ad essere sintetico sui tre argomenti del titolo.
LA MINISTRA CANCELLIERI
Non sono d’accordo con Renzi e neanche con quanti temono di esporsi alla camapagna distruttiva dei tronfi e protervi padroni del “marchio 5 stelle”.
Sono d’accordo con gli argomenti esposti da Luigi Manconi in alcuni recenti articoli.
RENZI
Usa un linguaggio ambiguo per cattutrare qualche voto di destra?
ILlusorio!
L’elettorato di destra, diciamo di centrodestra, considera il PD un partito di sinistra, e non si fida per istinto, per ideologia, per interessi.
Il linguaggio ambiguo lo usa la destra che per carpire i voti dell’elettorato popolare deve nascondere la natura e i contenuti antipopolari della sua azione politica per apparire credibile la sua demagogia cioè i suoi imbrogli.
La sinistra (presupponendo che Renzi voglia essere di sinistra) non può essere ambigua perchè non riuscirebbe ad adescare gli elettori di destra e non recupererebbe elettori di sinistra, semmai, l’ambiguità finirebbe per confonderli e dividerli.
Gli interessi dei lavoratori, il lavoro per i giovani ele ragazze, la solidarietà con che sta peggio, non possono essere promesse elettorali. Devono essere obbiettivi di lotta.
Il linguaggio dovrà essere chiaro. Gli obbiettivi immediati e quelli di prospettiva discussi, condivisi, senza omettere tutte le difficoltà che il lottare comporta.
Altre strade, a me pare, sono impercorribili, senza sbocchi positivi.
I sarà lunga. Ma incominciamola subito.
“LA RIPRESA ECONOMICA”
“La ripresa economica”
Dicono: arriverà la ripresa della economia e con essa l’aumento della occupazione.
Smettiamola con questa frottola, sappiamo tutti che non è vero. E qualcuno incomincia anche a scriverlo.
In qualche settore ci sarà un qualche sviluppo della produzione ma, per parlare dell’Italia, non ci sarà l’assorbimento di quanti, e sono milioni, cercano un lavoro che dia anche un minimo di prospettiva per il loro futuro. Non ci sarà piena occupazione neanche per le nuove leve, quelle che si affacceranno al lavoro fra tre o cinque anni.
Allora occorre pensare alla neccessità di cambiare i paradigmi del sistema economico, produttivo, sociale. Discutiamo di questo. E discutiamo delle soluzioni immediate, anche se limitate, ma generali , che sono necessarie adesso.
Con tutti i vincoli di questo mondo non è vero che non si possa conquistare, lottando già da oggi, cambiamenti tangibili in direzione della equità , della difesa dei più deboli, di una più umana redistribuzione della ricchezza
Quando dico discutiamo, intendo dire non tra di noi ma nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei quartieri e nei paesi dove abitano e vivono le persone. per individuare le soluzioni concrete e fattibili e quindi credibili già oggi, ma che siano nel contempo passi in direzione degli individuati obbiettivi di prospettiva. Chiamando tutti a bandire facilonerie, semplicismi, demagogie, attendismi e rassegnazioni. Solo coltivando la partecipazione democratica sarà possibile trovare la via giusta.
P.S. Per quanto concerne l’Europa, il cambiamento non potrà realizzarsi senza l’impegno del variegato mondo della socialdemocrazia a condizione che si impegni veramente nel disegnare nuovi scenari , svincolati dai vecchi schemi della politica liberista ed anche da superati schemi socialdemocratici di subordinazione al sistema vigente e alle sue fallaci teorie. (R.B.)