La Lombardia sempre meno competitiva ringrazia Maroni
Da una posizione che nel 2010 la collocava seppur di misura tra le prime cento regioni europee per competitività, oggi la Lombardia di Maroni e della Lega si ritrova scivolata al 143esimo posto su 263, in contraddizione con un Pil pro capite che sulla carta prospetterebbe ben altri risultati. Questa classifica racconta certo della crisi, ma chiama in causa anche l’incapacità di chi governa di raccogliere le sfide economiche di un’economia globale e di reggere il confronto con le aree più avanzate dell’Ue.
Il primato che la Lombardia facilmente consegue tra le regioni italiane non sa tradursi in un posizionamento di rilievo in Europa. Le tante parole spese dal centrodestra nostrano sull’innovazione e la competitività restano sulla carta e nell’etere, senza produrre azioni efficaci che provino a fare della nostra regione un traino per la ripresa economica dell’Unione.
È davvero impensabile che nell’educazione superiore si piazzi addirittura 215esima. Forse è di questo che Maroni dovrebbe preoccuparsi e occuparsi, anziché fare propaganda contro i migranti o negare i luoghi di culto ai lombardi di fede musulmana o chiedere più autonomia allo Stato pur in mancanza di contenuti e obiettivi definiti. Vorremmo finalmente vederlo lavorare per una Regione che sia in grado di coniugare welfare, formazione di alta qualità e sviluppo e di offrire nuove opportunità ai suoi cittadini.
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