Le domande poste alla lista Tsipras da Fabio Avallone, esperto di diritto del lavoro, dal suo blog su Huffington Post erano cinque. E cinque sono le risposte arrivate dalla lista che alle europee di maggio sostiene la candidatura di Alexis Tsipras, leader del partito greco Syriza, alla presidenza della Commissione Ue. Le riportiamo qui di seguito, in ordine numerico.
1) La lista “L’Altra Europa con Tsipras” è nata dall’appello “L’Europa al bivio. Con Tsipras una lista autonoma della società civile”, sottoscritto il 18 gennaio scorso da Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli e Guido Viale. Queste sei persone, insieme allo stesso Alexis Tsipras, hanno successivamente assunto il ruolo di “garanti” della lista, stabilendo sia i criteri delle candidature sia la composizione delle liste, e oggi continuano a ricoprire questo ruolo per vigilare sulla coerenza dell’operato della lista e dei candidati nei confronti del progetto che avevano lanciato, consapevoli del fatto che hanno messo il loro nome e la loro faccia a garanzia di questo tentativo ambizioso.
Esiste poi un comitato operativo, composto da firmatari dell’appello, attivisti di movimenti e reti sociali e rappresentanti di forze politiche, come Sinistra Ecologia Libertà e Rifondazione Comunista, che porta avanti quotidianamente la gestione della raccolta firme e della campagna elettorale, sotto la supervisione dei garanti. Abbiamo 73 candidati e candidate, che hanno messo la propria storia a disposizione del nostro progetto. Si tratta di storie bellissime di impegno e partecipazione, legate alle battaglie e alle iniziative più alte e importanti degli ultimi anni, dal movimento studentesco al referendum sull’acqua, dai No Tav alla difesa del posto di lavoro. La miglior rappresentazione della lista “L’Altra Europa con Tsipras” è data proprio dai candidati: storie diverse, di partito e di movimento, da cittadino o da realtà associata, che si mettono insieme per un obiettivo comune, quelli di cambiare l’Europa.
Ed esistono, soprattutto, centinaia di comitati locali, nati in tutta Italia nelle scorse settimane, in cui militanti di partito, attivisti e cittadini che partecipano per la prima volta alla politica danno il loro contributo per il cambiamento dell’Europa, mettendo a disposizione da volontari le proprie idee e le proprie energie.
A cantare vittoria se la lista dovesse ottenere un buon risultato saranno soprattutto loro: quelli che vivono le scelte politiche ed economiche dell’Unione Europea sulla propria pelle, sotto forma di tagli al welfare, di perdita del posto di lavoro, di grandi opere inutili che devastano il territorio. Lo vediamo già oggi, raccogliendo le 150 mila firme necessarie a poterci presentare, in migliaia di banchetti nelle strade e nelle piazze di ogni città italiana: è dalle persone che partecipano, da loro, e da chi si unirà a loro, che dipenderà il nostro successo.
2) Non avremmo alcun problema a rendere conto dei soldi che abbiamo, se solo ne avessimo. Scherzi a parte: la campagna elettorale non è ancora iniziata, e quindi, esattamente come tutte le altre liste che parteciperanno alle elezioni del 25 maggio, non abbiamo ancora iniziato la corrispondente rendicontazione. Ma non abbiamo alcun problema a iniziare a essere trasparenti fin da ora, ben prima di tutti gli altri: per ora abbiamo raccolto, attraverso tante piccole donazioni da parte di singoli cittadini, poco più di 20 mila euro, che sono stati utilizzati per l’affitto di un ufficio a Roma e per le prime spese. Nelle prossime settimane, entro l’inizio della campagna elettorale, renderemo conto nel dettaglio di entrate e uscite, in corrispondenza dell’inizio della nostra campagna di autofinanziamento, che avrà bisogno del contributo di tanti e tante: dalle tradizionali cene di sottoscrizione al crowdfunding, vogliamo mettere in campo tanti strumenti diversi per una politica che non dipenda dal sostegno dei grandi gruppi economici. Per chi, come noi, non ne dispone, la risorsa più importante è la partecipazione volontaria degli attivisti, e la disponibilità dei cittadini a mettere il proprio lavoro e anche un po’ di soldi al servizio del cambiamento.
3) La vicenda legata al ritiro della candidatura di Antonia Battaglia è ben illustrata dallo scambio di mail tra i garanti della lista e la stessa Battaglia, che abbiamo pubblicato sul nostro sito, e lo diciamo anche con un certo orgoglio, dato che non siamo a conoscenza di altre forze politiche che rendano trasparenti le scelte delle candidature al punto di pubblicare online la corrispondenza con i candidati. Le prese di posizione di Antonia Battaglia su Sel e sull’amministrazione Vendola sono note e pubbliche e non da oggi, quindi ci pare difficile capire come fosse possibile occultarle. Ma nonostante questo ritenevamo che anche chi ha dissensi importanti sulle responsabilità relative alla gestione della vicenda Ilva, cioè Sinistra Ecologia Libertà da una parte, e Antonia Battaglia dall’altra, potesse fare una battaglia comune su un tema che ci unisce tutti, cioè l’inversione di rotta nelle politiche europee.
Quando si fa, come abbiamo fatto noi, una lista di cittadinanza aperta e composita, è impossibile che tutti i candidati concordino su tutto: l’importante è che concordino sui temi europei e sui 10 punti di Tsipras per cambiare l’Europa. Sarebbe stato quindi controproducente, nonché contrario ai principi da cui è nata la lista, permettere veti reciproci. È per questo che Antonia Battaglia ha ritirato la sua candidatura, una scelta che ci dispiace molto, come ha testimoniato lo stesso Alexis Tsipras con una lettera pubblica, ma che rispettiamo. Noi siamo stati coerenti con i nostri principi di apertura e inclusività, lei con la propria intransigenza. In ultima istanza, ci sembra una pagina pulita di politica, una volta tanto.
Sarebbe bello, permetteteci di dirlo, che i media dessero alle 73 candidature che oggi sono in campo lo stesso spazio che hanno dato alle 3 che non lo sono più. E non lo diciamo solo per interesse, ma anche e soprattutto perché sono belle storie, di impegno e partecipazione. Sono un’Italia migliore di quella che siamo abituati a vedere raccontata sui giornali. E anche di quella che siamo abituata a vedere nelle liste di Pd, Pdl ed M5S.
4) In questo caso non c’è nessuna incoerenza, dato che i candidati che, nel caso, subentreranno, saranno stati a loro volta scelti con le preferenze da parte dei cittadini, e non da qualche segreteria di partito.
La scelta di Barbara Spinelli, Moni Ovadia ed Adriano Prosperi di annunciare prima ancora dell’inizio della campagna elettorale che le loro sono candidature “di servizio”, per sostenere la lista e non per andare a Strasburgo, è una scelta di trasparenza che, a nostra memoria, non ha precedenti nella politica italiana. Negli ultimi anni Pd e Pdl hanno candidato capilista identici in tutte le circoscrizioni e hanno trattato il Parlamento europeo come un parcheggio temporaneo per star televisive o leader da far rientrare dopo pochi mesi in Italia. Noi, invece, manderemo al Parlamento europeo persone che hanno deciso di dedicarsi a quell’impegno, in maniera completa e senza riserve, per 5 anni. Chi non lo intende fare, lo annuncia prima, in modo da dare agli elettori e alle elettrici tutti gli elementi per compiere la loro libera scelta. La differenza ci pare significativa, e da che parte stiano coerenza e trasparenza lo è altrettanto.
5) Evidentemente ricorda male: hanno indicato il nome del proprio leader nel simbolo anche il Pd (Veltroni), il Pdl (Berlusconi) e tanti altri. Accusare di personalismo noi, quando abbiamo un presidente del consiglio che ha licenziato il suo predecessore in quattro e quattr’otto per prenderne il posto, caccia ministri e compagni di partito con semplici battute in conferenza stampa e fa comizi in diretta televisiva illustrando con infinite slide un progetto di legge che è l’unico a conoscere, ci sembra davvero ironico. Ma non ci sottraiamo e rispondiamo.
Alexis Tsipras non è “il leader” della nostra lista. È il candidato che vogliamo sostenere alla presidenza della Commissione europea, insieme a tante altre forze di sinistra in tutta l’Unione. Il Parlamento europeo ha dato precisa indicazione affinché tutti i partiti, europei e nazionali, rendessero più evidente possibile il candidato da loro sostenuto. Per ora, in Italia, noi siamo gli unici a farlo.
Non è difficile capire perché: è imbarazzante, per Silvio Berlusconi, che ogni giorno tuona contro il rigore imposta dalla Germania, far sapere ai cittadini che un voto dato al Pdl sarà un voto dato al suo candidato presidente, cioè Jean-Claude Juncker, che da presidente dell’Eurogruppo ha benedetto tutte le politiche di austerity che abbiamo subito in questi anni. È altrettanto imbarazzante, per Matteo Renzi, che teoricamente è a capo di un partito di centrosinistra, far sapere agli elettori che un voto dato al Pd sarà un voto dato al suo candidato presidente, cioè Martin Schulz, che in Germania è al governo insieme alla stessa destra di Angela Merkel che in Europa dovrebbe combattere. Ed è imbarazzante, per Beppe Grillo, far sapere ai suoi elettori che non esiste nessuna prospettiva di incidere a livello europeo per il Movimento Cinque Stelle, che per ora ha scelto l’isolamento.
Noi, invece, lo diciamo perché ne siamo orgogliosi: il nostro candidato alla presidenza della Commissione europea è Alexis Tsipras, il simbolo della resistenza del popolo greco contro la violenza dell’austerity e della volontà di riscatto dei cittadini di tutta Europa. C’è molto più popolo e molta più collettività dietro al nome di Alexis Tsipras, che in tutti i simboli degli altri partiti messi insieme.