Comunicato stampa
Scontro di civiltà a Sesto San Giovanni?
Stupisce e preoccupa vedere che chi dovrebbe governare Sesto pensa che lo si possa fare mettendo in atto una sorta di “scontro di civiltà” quotidiano. Pensiamo sia preoccupante il modo di agire verso il tessuto della società civile sestese, fatta di tante associazioni e comunità, come se tutta la storia della città prima del 25 giugno fosse solo da infangare e cancellare, un aggressivo e martellante “guai ai vinti” che ricorda più una guerra di conquista che non una vittoria alle elezioni. Ultimo episodio in ordine di tempo è la vicenda che riguarda il negato permesso al Centro culturale islamico per la tradizionale Festa del Sacrificio al PalaSesto, in cui risulta chiaro che si è cercato il cavillo burocratico per mettere in atto una precisa volontà politica: negare il diritto di cittadinanza a individui, comunità e religioni diverse, negando in questo modo il principio stesso della democrazia che significa rispetto ed eguaglianza nella diversità.
Non stupisce questo atteggiamento in esponenti dell’attuale amministrazione che non hanno mai nascosto le loro culture politiche legate a fascismo e autoritarismo (ancora ben riassunte dal motto Dio, Patria e Famiglia che funziona ormai anche per la patria padana) e in Forza Italia, partito del sindaco Di Stefano, che dalla sua nascita ha sempre ricercato alleanze con la destra anche radicale. Stupisce un po’ di più che queste posizioni siano accettate in silenzio da quella parte non certo minoritaria della maggioranza che si rifà a Sesto nel cuore. Sono questi i valori della tanto propagandata Sesto civica? Cacciare i senza tetto, insultare le associazioni, negare gli spazi di incontro e dialogo? E la cosa più intollerabile è che spesso queste politiche vengono presentate come la difesa dei valori della tradizione cattolica, operando un rovesciamento osceno del principio fondamentale del messaggio cristiano, così bene ribadito da Don Leone Nuzzolese, responsabile del Decanato di Sesto, nel suo recente intervento.
Vorremmo ricordare al sindaco Di Stefano che chi vince le elezioni non prende in ostaggio una città quasi a volerne lo scalpo, ma si assume l’onore di governare che significa in primo luogo rispetto, attenzione e cura per il tessuto dei rapporti umani e sociali e la capacità di ricercare composizioni positive dei conflitti e soluzioni condivise dei problemi. Se invece si vuole giocare alla guerra, almeno si abbia la decenza di togliersi la fascia tricolore.
La FABBRICA della Città