Le iniziative che SEL-SI di Sesto San Giovanni ha deciso di organizzare in questo autunno, ultimo scorcio di tempo prima delle elezioni amministrative della prossima primavera, partono con il conforto di un dibattito molto interessante e di una partecipazione nutrita nella prima di queste iniziative.
Ma andiamo con ordine; sabato scorso, 24 settembre nel pomeriggio, nella sala del Quartiere 5 in via Grandi a ragionare sul Forno Inceneritore (o Termovalorizzatore per essere più precisi) e sulla sua prossima dismissione si sono trovati tecnici, politici ed amministratori che hanno dato vita ad un interessante dibattito.
Ha introdotto il dibattito Olga Talamucci, che ha descritto in via generale la storia del Forno, le sue vicissitudini, il rifacimento generato dal rischio di emissioni dannose evidenziate dal disastro di Seveso, ed ha dato poi la parola a Carlo Bossi esperto ambientale, che è partito in sordina e con molta modestia ma che strada facendo ci ha illustrato gli elementi a favore dei Termovalorizzatori, soprattutto negli anni appena trascorsi, e contemporaneamente molti elementi anch’essi a favore della chiusura degli stessi impianti, elementi come l’invecchiamento di qualsiasi impianto industriale che deve fare i conti con il sempre maggiore costo di manutenzione con il passare degli anni, l’emergere di nuove tecnologie e soprattutto la riduzione del potenziale combustibile legato all’aumento del recupero dei prodotti di scarto.
L’altro aspetto interessante del contributo di Carlo Bossi è stata l’analisi dei modi e dei tempi di dismissione, necessariamente programmati con buon anticipo in modo da permettere lo smaltimento dei minori, ma sempre esistenti rifiuti che le ns città continueranno a produrre. La sola alternativa a questo passaggio controllato non può che essere l’abbandono dei rifiuti nelle strade, fenomeno conosciuto nel nostro paese.
Altri contributi interessanti sono stati portati anche dall’assessora all’ambiente Elena Iannizzi che, nel suo intervento, ci ha descritto anche i criteri e i modi nei quali si svilupperà l’azione della raccolta rifiuti della appena nominata nuova società.
Moreno Nossa, capogruppo di SEL-SI in consiglio comunale ha ricordato l’impegno suo e del suo partito e non solo, per programmare la chiusura del Forno non appena finito di pagare il mutuo ancora acceso fino al 2019 e la raccolta firme per guardare più lontano nella questione dei rifiuti, quella della proposta dei “rifiuti zero”, che è chiaramente una proposta di prospettiva, nessuno che abbia un po’ di senno può pensare che da domani, o dopodomani, si possa arrivare ad eliminare del tutto i rifiuti.
Anche due associazioni presenti sul territorio, il Comitato Cascina Gatti e l’Associazione Sottocorno hanno portato il loro saluto, e in particolare Il Comitato Cascina Gatti ha proposto dicreare un tavolo che discuta e porti ai cittadini i risultati delle decisioni dell’amministrazione.
L’Amministratore Unico del Core, che ha la gestione del Forno, Marco Cipriano, invitato a parlare ha dato una breve illustrazione dei dati di funzionamento e del controllo dei fumi invitando i cittadini a verificare i valori di emissione degli inquinanti, valori molto al di sotto del livello di pericolosità.
Ha poi concluso la discussione Monica Chittò, sindaca della nostra città, che ci ha correttamente ricordato che l’amministrazione, supportata dai partiti della maggioranza, ha scelto la chiusura del forno per il 2019, ma che questa operazione non è di esclusivo appannaggio di Sesto san Giovanni, in quanto questo impianto è del consorzio di ben cinque comuni, consorzio nel quale Sesto ha solo il 38%, e che è necessario portare tutti i comuni del consorzio su questa scelta (Cologno, amministrata dalla destra sta già creando problemi), che bisogna anche trovare delle soluzioni per l’area del Forno che dovrà necessariamente essere bonificata ed utilizzata per attività non inquinanti, e che la buona volontà sarà importante ma non sufficiente.
Monica Chittò ci ha anche ricordato che oltre al mutuo che scade nel 2019 il Forno è stato condannato a rendere le tasse che lo stato aveva scontato per l’uso del recupero energetico dopo un lungo contenzioso e dopo aver cambiato le leggi, il famoso, o per meglio dire famigerato CIP6, rendendo ancora più complicata e difficile la chiusura.
Ma la scelta politica della chiusura nel 2019 è stata ormai compiuta, e da qui non si può tornare indietro.
Ma per chiudere con un pizzico di ottimismo Nordmilanotizie vorrebbe ricordare che già oggi il Forno di Incenerimento lavora a ritmo ridotto, un po’ per la crisi economica e molto per il continuo aumento dei rifiuti riciclati, rifiuti che nei prossimi 3-4 anni non possono che aumentare, rendendo di fatto antieconomico il proseguimento della sua attività.
Umberto Billo, 27 settembre