La bonifica di Sesto

NOSTRO SERVIZIO. Sala Consiglio gremita per il Convegno Dire Fare Bonificare: da Roma a Sesto San Giovanni nuove prospettive nella bonifica dei siti industriali (leggi il programma). Un pubblico numeroso e qualificato che ha segnato il successo di questo primo evento informativo sulla bonifica avviata nelle aree falck.

Dal Ministero dell’ambiente è giunto un messaggio esplicito: la bonifica dei siti ex industriali è un problema nazionale tanto che il valore degli interventi attualmente in corso è stimabile in circa 3 miliardi di euro ed il SIN (sito di interesse nazionale) di Sesto stà fungendo da apripista.

La situazione sestese infatti non ha paragoni in Italia in quanto oltre 1/4 del territorio cittadino è stato caratterizzato (cioè è stato oggetto di studio) e circa 1/9 del territorio è già stato totalmente bonificato (aree Breda, Marelli, Garelli, Transider, parte dell’area Vulcano ecc.). Con l’avvio della Città della salute e della ricerca la bonifica è iniziata la bonifica delle aree Falck che con i loro 1,5 milioni di metri quadrati è uno dei siti inquinati più vasti d’Europa. 

Una bonifica che l’assessore Elena Iannizzi ha definito “necessità improrogabile”, il sindaco Monica Chittò “riappropiazione della città” e l’assessora regionale Claudia Terzi  “necessità di riutilizzare le aree dismesse anzichè consumare nuovo territorio”.

Tecnicamente il problema è la presenza nei terreni di metalli ed idrocarbuti (e, fortunatamente, non di inquinamento della falda) e verrà affrontato raggiungendo parametri di salubrità idonei per ambienti di vita che sono molto più restrittivi dei parametri per gli ambienti di lavoro quale è considerato un luogo di cura (città della salute e della ricerca appunto).

Gli interventi dal pubblico, in particolare di Lalla Bodini vicepresidente SNOP (società nazionale operatori prevenzione) e di Antonio Pizzinato ex segretario generale CGIL hanno posto il problema della vigilanza e del controllo di questa colossale opera di bonifica ed il Prefetto Tronca è entrato nel merito del protocollo legalità mirato a garantire il contrasto dei fenomeni di malavita e di lavoro nero in ogni fase di questa complessa attività di cantiere.

 Per quanto attiene la necessità di trattare questi terreni nel sito anzichè avviarli in discarica è emersa una evidente divergenza di vedute tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Lombardia.

Per comprendere l’importanza della questione bisogna sapere che nell’area Falck vi è una forte presenza di terreni di riporto (scorie e altro). Riporto che per i tecnici del Ministero andrebbe classificato come rifiuto e quindi smaltito in discarica ed invece per i tecnici della Regione andrebbe classificato come matrice ambientale e quindi trattato in loco.

Una differenza di non poco conto anche per le ricadute ambientali che avrebbe la movimentazione e lo smaltimento di migliaia di tonnellate di terra. La sostenibilità chiesta e sostenuta dagli interventi svolti da Roberto Caporali di Assimpredil e da Damiano Disimine di Legambiente?