Pubblichiamo l’introduzione di Luigi De Gennaro al libro “Kobane Dentro” del giornalista IVAN GROZNY (Edizioni COMPASSO) che per una settimana ha vissuto dentro Kobane insieme ai guerriglieri e alle guerrigliere, ha visto dall’interno una delle più incredibili resistenze al male di questo secolo.
“La dissoluzione della Siria ha permesso la nascita di tre regioni autonome del Rojava, in cui le popolazioni curde, ma anche arabe e cristiane, sono governate dalle comunità locali, che collettivamente prendono decisioni. Sempre con due governatori o comandanti: una donna e uomo. Poi sono arrivati quelli che i curdi chiamano “i tagliagole dell’ISIS “ Mentre gran parte della Siria si scioglieva come neve al sole, Kobane iniziava una resistenza ritenuta impensabile da chiunque. Come è stato possibile ? Una storia di madri e donne combattenti. Di guerrieri arrivati dalle zone più remote della diaspora curda. Di donne che si sono lasciate esplodere pur di non cadere nelle mani dei tagliagole. Di nonni padri e figli insieme a combattere per lo stesso sogno. Di un intero popolo disseminato in regioni e stati diversi, con lo stesso respiro e desiderio per un fazzoletto di terra entrato nella testa e cuore di molte persone. “Resistere è vivere” è la parola d’ordine dei curdi. Resistenza armata e resistenza intellettuale per conservare la lingua e la cultura curde da trasmettere alle nuove generazioni. “Resistenza culturale”, nel senso più lato del termine, per la difesa di un ruolo preminente della donna nella società. Antica tradizione curda che oltre un millennio di misoginia islamica non è riuscita a scalfire e che noi scopriamo solo ora nelle decine di immagini delle fiere guerriere di Kobane. Kobane è una storia di donne e uomini che combattono, soffrono, muoiono… e continuano a sorridere. Queste storie, queste vite hanno bisogno di voci e di occhi. Il diario di Ivan Grozny Compasso ci narra dall’interno tutto questo. Un diario su un’entrata e una permanenza clandestina che dà voce a quegli uomini e a quelle donne. Donne che chiudono gli occhi concentrate prima di “andare alla guerra” Donne che non rinunciano alla loro femminilità tra macerie e violenze. Dei bambini che continuano a gioire con piccole cose, anche se non hanno più niente e i loro occhi hanno visto tutto. Ivan, nel suo diario, ci conduce agli incontri con le guerrigliere, con dei giovani al di sotto dei 20 anni che non vanno al fronte ma svolgono un lavoro importantissimo di collegamento, di bambini che lo coinvolgono in una partita di pallone, ci porta all’unico ospedale (nascosto per paura che l’ISIS lo faccia saltare)dove alla meglio curano i feriti perché se fossero portati in Turchia verrebbero arrestati mentre sul confine con la Siria la figlia di Erdogan gestisce un ospedale dove vengono curati i tagliagole dell’ISIS.”