Jobs Act: morti bianche e morti indotte

mio commento: abbiamo passato ogni limite alla decenza. Alla precarietà di questa legge iniqua ora si aggiunge la morte di un operaio figlio del precariato e del periodo indecente in cui si vive. Sembra di essere tornati indietro al 1800 quando Lavoratrici e Lavoratori non potevano godere di alcun diritto. E’ vergognoso assistere a episodi del genere nell’era cosiddetta del benessere! Ma di quale benessere stiamo parlando? Mario Piromallo

Marco Furfaro

Non bastavano i turni massacranti dove nemmeno il tempo per mangiare e a malapena quello per pisciare, non bastava nemmeno il telecontrollo su quanto e come lavori e nemmeno le ore lavorate in più a gratis perché altrimenti domani il contratto non te lo rinnovo oppure “te ne puoi andare a casa” perché ti licenzio quando e come voglio. Non bastava morire di lavoro in un campo stremato di fatica a raccogliere pomodori. Da oggi si può morire pure perché ti metti davanti alla tua azienda a protestare contro la precarietà e contro il mancato rispetto degli accordi sottoscritti che penalizzano i tuoi colleghi e le tue colleghe.

Stanotte a Piacenza, Abd Elsalam Ahmed Eldanf, operaio di 53 anni e padre di cinque figli, è stato travolto da un camion durante un picchetto di protesta. Il conducente del camion, racconta l’Usb, è stato incitato a forzare il picchetto da un addetto vicino all’azienda. Gli urlavano “parti, vai!”. E quello è partito investendo Abbd Elsalam. Che è morto perché stava dalla parte giusta, quella di chi vuole difendere la propria dignità e dei propri compagni di lavoro.

Gli operai esistono, fanno una vita al lavoro massacrante e massacrata dalle norme di questi anni. Ora c’è da stringersi intorno alla famiglia, per primo lo Stato. E c’è da tornare, con tutta la forza che abbiamo, a lottare per i diritti dei lavoratori e lavoratrici. Per Abd Elsalam, perché è l’unico modo per non dimenticarlo.

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