Italia: spremute di ignoranza a gogo!

L’amica Silvana Barbieri ci ha inviato questo commento di Alberto Negri. Una descrizione quanto mai lucida e disincantata di questa estate rovente… di ignoranza di cui consigliamo la lettura!

di Alberto Negri, editorialista
L’estate della nostra ignoranza è diventata rovente. A cena un arrogante che fa finanza dichiara: gli iraniani sono animali. Non è mai stato in Iran e neppure in Medio Oriente. Non importa, ognuno qui dice la sua senza avere neppure la minima cognizione. Lo stesso avviene per il Tap, la Tav e quasi ogni altro argomento, anche serio come la salute. Le persone oneste intellettualmente fanno fatica a formarsi un’opinione. C’è una sola certezza: prevalgono, sui media e nella vita quotidiana, l’arrogante e la propaganda, l’anticamera del regime peggiore: quello dell’ignoranza.Come siamo arrivati a questo clima irrespirabile e come uscirne?
Il milione di posti di lavoro, e dintorni
Non c’è una soluzione politica ma forse dovremmo meditare sulle promesse che il Paese si è bevuto in questi anni. Pensiamo al milione di posti di lavoro di Berlusconi, alla fiera della vanità di Renzi e della sua corte, i rottamatori poi rottamati, a questi simulacri di partiti privi di qualunque collante se non inseguire il perenne scontento popolare che travolge non solo gli indigenti ma soprattutto una borghesia imbevuta di livore, prosciugata da tasse e balzelli imposte da un ordine di stampo burocratico-feudale che mantiene legioni di commercialisti, tributaristi, avvocati e mezzani.
Il sistema è così perverso che abbiamo avuto anche un ministro per la Semplificazione. Si paga per fare il proprio dovere ma anche per evadere. Molti ancora danno la colpa ai comunisti. Come se in questo Paese avessimo avuto i Soviet e non le basi americane. E invece no: abbiamo avuto una sinistra arraffona e menzognera che si faceva la barca e la villa al mare _ e continua ancora oggi _ facendoci credere che erano comunisti. Non la “base” naturalmente che poi li ha giustamente puniti. Sono stati imbrogliati anche loro, i militanti, e pure di non vederli più si buttano, sedotti e abbandonati, nelle braccia di chiunque.
Tu parla, che comandano i mercati
I politici italiani non danno mai la vera direzione al Paese, a quella ci pensano i mercati, cioè investitori che misurano costi e benefici, che nei momenti bui vengono chiamati speculatori, la “lobby dei tassi” di interesse come dice Erdogan, che oggi vede precipitare la sua misera lira turca. Ci manca solo, adesso, di riesumare quella italiana. Non hanno in mente piani strutturali o grande riforme, ne sanno però cogliere con prontezza e cinismo gli umori. Peccato che poi non sappiano guidarli ma li solleticano per raccogliere consensi. Si arriva a decidere di Tav o di Tap senza avere in mente piani energetici o per i trasporti ma creando dei partiti, pro o contro, a seconda dei sondaggi elettorali.
Spremuta di odio verso lo straniero.
Il razzismo, per esempio, ormai è scatenato a tutti i livelli: non importa se a casa hanno la filippina che spinge l’anziano in carrozzella o nei campi il bracciante senegalese a raccogliere i pomodori. Con quelli ci facciamo le vacanze tranquilli e la passata casereccia, come quella della nonna. Quello è lo straniero “utile”: vorremmo liberarci di quelli inutili che non ci fanno un servizio, che non contribuiscono a rendere la nostra vita più facile. Sì perché esiste un’umanità “inutile”, costituita da circa due terzi della popolazione mondiale che vive ai limiti della sussistenza. Se potessimo gli emargineremmo volentieri e li oscureremmo con il telecomando. Anche il Papa, che si oppone a questa visione, è scomparso dai media e ci raccontano nei sondaggi che non è più popolare come prima: l’ultima opposizione a questa deriva è rimasta la Chiesa. Chi l’avrebbe mai detto. Questo Papa, meno simpatico al pueblo italico, ricorda un po’ la parabola di Papa Wojtyla, acclamato quando si doveva abbattere il regime in Polonia e poi totalmente ignorato da tv e giornali nel 2003 quando si oppose alla guerra in Iraq.
L’uomo forte da adorare e poi distruggere
Sfortunatamente sono crollati i guardiani del gregge nero dell’Africa come Gheddafi. In un’altra estate, era il 30 agosto del 2010, cinquemila tra politici, uomini d’affari e questuanti a Roma, in località Tor di Quinto, si inchinavano, tra caroselli di cavalli e cammelli, al dittatore che ci prometteva miliardi di commesse e di tenersi i migranti africani. A noi l’uomo forte, che ci risolve i problemi, è sempre piaciuto, salvo poi mollarlo quando sta per cadere. Anzi, gli diamo il colpo di grazia. L’Italia è un Paese sostanzialmente di opportunisti che si credono molto furbi: pochi mesi dopo ci siamo accodati ai raid della Nato per bombardare il nostro più importante alleato nel Mediterraneo al quale Berlusconi aveva baciato la mano. Decisione presa dal capo dello Stato dell’epoca che però non fu invaso da trolls come quello attuale.
Quando si parla di politica estera i nodi vengono al pettine. Ci facciamo riconoscere e ci conoscono tutti. Ma come? Fino al giorno prima avevamo detto, davanti al Parlamento, di essere tanto amici dei russi e ora variamo la Tap, un gasdotto che vuole contrastare l’influenza energetica di Mosca e che fa comodo più agli americani che a noi? Non volevano cancellare le sanzioni a Putin? E ora ci accodiamo e approviamo pure a quelle contro l’Iran volute dagli Usa che hanno stracciato un accordo internazionale.
La rivoluzione al bar
Frustrati probabilmente da queste mosse di rinculo, così evidenti da apparire ridicole, ci rivolgiamo al giardino di casa per fare la voce grossa con i cittadini. Ben contenti per altro di sentire gente che grida sempre più forte senza ragionare. Tira aria di chi rimpiange l’uomo forte, anche i più assennati rivalutano Mussolini, dalle paludi Pontine alla Maremma (dove per altro la bonifica risale agli anni Cinquanta). Molti non sanno neppure di che parlano e hanno vaghi ricordi di quanto ci è costata la seconda guerra mondiale: “Eh ma si è alleato con Hitler, altrimenti…” Altrimenti che cosa? La verità è che se ci fosse ancora il servizio militare obbligatorio e dovessimo partire, e morire, a caccia di migranti e dei loro trafficanti _ in Libia per esempio _ parleremmo in modo diverso e ci sarebbe la corsa all’esenzione e al congedo. Invece si invocano navi e truppe speciali, i “professionisti”: come se questi non fossero uomini come gli altri, ma gente da chiamare al telefono e ai quali dare ordini come si farebbe con l’idraulico. La mentalità dei nostri politici di oggi, che riflette un’ampia fetta dell’opinione pubblica, è un po’ questa, alla brianzola: “lavoro, guadagno, pago e pretendo”, come la descrivevano i serissimi fratelli Vanzina nei loro film. I personaggi sembravano caricature: ridevamo ma ci descrivevano con una certa precisione. Un amaro sapore di sale percorre l’estate della nostra ignoranza.

7 agosto 2018