Il bancone dei superalcolici sembra una gabbia da polli. Dentro la rete, una giovanissima nigeriana. Gli uomini bevono e aspettano seduti al tavolo. Le stanze da letto sono sul retro. Fuori, il buio e la pioggia. L’impianto, alimentato da un generatore a nafta, propone musica assordante. “She’s Anastacia”, spiega una ragazza. Nell’ultima fila di baracche c’è il quartiere a luci rosse di una città che è venuta fuori in queste settimane: duemila persone, otto macellai, vari negozietti, due ciclofficine. Per l’ennesima volta, la raccolta delle arance è diventata catastrofe umanitaria. La baraccopoli si è espansa intorno alle tende del Ministero dell’Interno.
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