di Angelo Gerosa. Nella Sesto che fu si diceva: “Pierino alla quarta fetta capì che non era zuppa ma polenta”, esattamente quello che è successo al prode Grillo che dopo due soli anni ha capito che il suo capogruppo europeo Farage è un irrecuperabile xenofobo e ci sono pure dei fascistoidi nella marmellata di partitini recuperati dallo stesso Farage per poter dar vita al suo un gruppo parlamentare (che per regola deve comprendere deputati eletti in almeno un terzo dei paesi aderenti).
Per la verità il Pierino del vecchio adagio sestese in confronto al Beppe era un genio: quattro fette non sono nulla rispetto alle centinaia di voti che i grillini hanno espresso in difformità al capogruppo esterofobo (per l’esattezza l’80% dei voti , per ammissione degli stessi grillini).
Ma a differenza del povero Pierino, che alla fine la sua polenta se l’è gustata, per i grillini l’amaro boccone è duro da digerire in quanto, dopo che i verdi gli hanno chiuso la porta in faccia (“non vogliamo aver nulla a che vedere con il populismo”) la scelta si è ristretta tra l’aderire al gruppo ultra-neoliberista ALDE (i vecchi liberali alla Malagodi per intenderci) o il finire nel gruppo misto e quindi perdere il diritto di partecipare ai lavori delle commissioni e ad avere peso politico nell’europarlamento.
La soluzione ALDE è stata somministrata alla base pentastellata già cotta a puntino ed ha preso, come previsto, la maggioranza dei consensi, ma il 15% circa del corpo militante ha “tradito” il capo esprimendo la volontà di rimanere ancora accodati all’euroscettico nonché xenofobo e fobicamente antistraniero Farage.
A questo punto il “leader maximo de noaltri” ha potuto finalmente precipitarsi a Bruxelles per il tanto agognato matrimonio con Guy Verhofstadt (capogruppo di Alde)… ma, con grande sua sorpresa, anche i liberali gli hanno fatto sapere di non avere alcuna intenzione di imbastardirsi con i populisti italioti.
E’ proprio vero che a volte la realtà supera ogni fantasia!