di Renzo Baricelli
Andiamo con ordine:
Qualche ambiente importante, fra quelli che si occupano del come sciogliere i grossi nodi del Paese Italia, nei giorni scorsi aveva resa pubblica di rinviare il referendum costituzionale.
In molti hanno immaginato che la ragione di questa proposta fosse stata quella di trovare il modo per svelenire lo scontro politico e arginare una allarmante spaccatura tra gli italiani sia per avere il tempo di risolvere il grosso problema della legge elettorale Italicum.
Prendendo atto che, dopo la decisione del tribunale di Milano di respingere il ricorso Onida, il referendum non era più rinviabile, bisognava occuparsi dello scenario post referendum.
In pochissimi giorni sono successi diversi fatti politici:
L’accordo nel PD di cambiare l’Italicum su punti focali, con l’adesione di Cuperlo (e di Alfano);
La dichiarazione di Renzi che per cambiare lItalicum ci vuole una maggioranza parlamentare;
Berlusconi che appare in televisione per dire che, se vince il no al referendum, Renzi non deve dimettersi e chi si deve cambiare la legge elettorale;
Salvini annusa al volo che c’è un cambiamento in atto e si affretta a dire che il leader della destra è lui, è lui il Tramp italiano;
Parisi usa parole e toni inequivocabili : la nuova Forza Italia sarà il partito dei moderati, lontana da Salvini e dalla Lega;
Bersani rimarca che, anche dopo la vittoria del no, non chiederà le dimissioni di Renzi e che non verrà a mancare il sostegno al governo.
Ovviamente può succedere che le carte vengano rimescolate, ma una strada per il dopo referendum sembra essere abbastanza tracciata (e addirittura rafforzata anche nel caso del prevalere del si) .
Ecco lo scenario che si può intravvedere per il dopo referendum:
Continuità del governo; nuova legge elettorale, anche quella per il Senato; messa fuori gioco dei 5 stelle o, quanto meno, sminuito l’incubo di vedere Grillo vincere il ballottaggio e prendersi il premio di maggioranza assoluta alle ormai, comunque, prossime elezioni politiche.
Scenario che, se prevalessero i si, potrebbe vedere rafforzata una propensione del partito di Renzi a diventare un partito con connotati centristi inclini a governare in alleanze con forze della destra moderata (anche la nuova Forza Italia di Parisi e Berlusconi).
Anche per la sinistra si aprirebbero nuovi scenari e nuove possibilità che sembrano più evidenti con la vittoria del no. Nel senso che il PD potrebbe essere spinto verso una linea politica più chiaramente rivolta a sinistra.
La prospettiva della sinistra però è quella di riuscire a costruire un partito politico che abbia la capacità di affrontare i nuovi problemi della società italiana a partire da quelli della economia e dell’ambiente per rappresentare quei milioni di cittadini che hanno a cuore i valori della pace, dell’uguaglianza, della democrazia partecipata, della giustizia sociale e dei diritti collettivi dei lavoratori , dei diritti civili, della laicità dello stato, dello sviluppo dell’istruzione e della cultura.
Una forza organizzata di questo tipo, nella società italiana è una necessità storica, ma il suo successo dipenderà dalla capacità e intelligenza politica che le persone animate da questi ideali riusciranno a mettere nella azione pratica di tutti i giorni.