mio commento: dov’è finito il belpaese?
Mario Piromallo
L’inflazione dell’Eurozona cala allo 0,3%.
In Italia è deflazione: ad agosto -0,1% annuo
Ad agosto i prezzi italiani salgono dello 0,2% su luglio, ma i carburanti abbattono il raffronto col 2013. Ancora in calo il “carrello della spesa”. Per il Belpaese l’andamento negativo dei prezzi mancava dal 1959. Ora tutti aspettano l’intervento di Draghi, che però potrebbe prendere ancora tempo
di RAFFAELE RICCIARDI
MILANO – Rallenta ancora la crescita dei prezzi della zona con la moneta unica: secondo la stima flash di Eurostat l’inflazione ha registrato un +0,3% annuo, in ribasso dal +0,4% di luglio. L’Italia entra in deflazione: sempre ad agosto, l’indice dei prezzi al consumo misurato dall’Istat nelle prime stime ha segnato un calo dello 0,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno (era +0,1% a luglio) e una crescita dello 0,2% su luglio 2014. Per il Belpaese si tratta di un risultato che mancava dal 1959, cioè oltre mezzo secolo fa: allora, però, l’economia era in forte espansione e la variazione dei prezzi al ribasso avvenne in una fase di tassi negativi durata sette mesi. Il dato negativo fa il paio con la contemporanea ripresa della disoccupazione, annunciata sempre oggi dall’Istat. Come non bastasse, sempre l’Istat certifica la recessione con il Pil tricolore a -0,2% nel secondo trimestre.
Deflazione significa una spirale pericolosa per l’economia: le famiglie non spendono, i prezzi scendono e i consumatori si attendono ulteriori ribassi rimandando di nuovo gli acquisti. Così, la ripresa economica e dei consumi diventa un miraggio. Ma anche per i conti pubblici: i governi molto indebitati (leggi Italia) vedono crescere il costo reale del loro indebitamento e potenzialmente diminuire le
entrate dal gettito fiscale in caso di calo di consumi e profitti per le aziende. Per gli analisti, il passaggio dell’Italia era in qualche modo atteso: “Il dato di agosto dovrebbe rappresentare il punto minimo”, dicevano da Intesa Sanpaolo prima della pubblicazione dei dati Istat. “A settembre” l’inflazione “è vista nuovamente vicino a zero o in territorio lievemente negativo. Una risalita potrà esserci solo nei mesi autunnali”, ma solo nella seconda metà del 2015 si prospetta poco sopra l’1%.
Dalla rilevazione Istat emerge che sono soprattutto i beni energetici a trascinare al ribasso i prezzi: sono diminuiti dell’1,2% rispetto al 2013 (dal +0,4% di luglio), con la benzina in calo dello 0,9% e il gasolio dell’1,7% e scontano la crescita che si era registrata nel 2013, che in qualche modo condiziona il confronto annuo. Al netto dei beni energetici, infatti, l’inflazione salirebbe allo 0,4%. Anche dai dati Eurostat emerge che il comparto “energy” è il peggiore, con un calo del 2%. Stabili invece i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto: non variano su base mensile e presentano un tasso di crescita su base annua stabile allo 0,2%. Il cosiddetto “carrello della spesa”, composto da alimentari, prodotti per la cura della casa e della persona, vede una flessione tendenziale dello 0,2%, “meno ampia del -0,6% di luglio”. Nelle tabelle Istat si legge che su dodici “divisioni di spesa”, dagli alimentari ai servizi ricreativi, ce ne sono tre in deflazione tra agosto 2014 e 2013: alimentari e bevande, abitazione (acqua, elettricità …) e comunicazioni.
I dati sulla dinamica dei prezzi della zona della moneta unica erano molto attesi e sono in linea con le aspettative degli analisti. Da quando Mario Draghi, il governatore della Bce, ha parlato al summit dei banchieri centrali di Jackson Hole i mercati si attendono un intervento da parte della Banca centrale europea. In quell’occasione, il numero uno dell’Eurotower ha sottolineato che “i rischi di fare troppo poco sono maggiori dei rischi di fare troppo”, parole che gli investitori hanno tradotto nella disponibilità della Bce di procedere a un quantitative easing in stile Federal Reserve: l’acquisto massiccio di titoli sul mercato per pompare liquidità e far scendere il corso dell’euro.
La prospettiva ha galvanizzato i listini, che ad eccezione della seduta di giovedì – tormentata dall’escalation in Ucraina – hanno toccato nuovi record, con i rendimenti dei titoli di Stato a livelli bassi e mai visti. Ma a distanza di qualche giorno sono anche aumentati gli interrogativi in vista del board della Bce di inizio settembre, giovedì prossimo. Innanzitutto, le misure straordinarie annunciate a giugno da Francoforte non sono ancora entrate in vigore: le banche potranno prendere a prestito denaro dalla Bce e girarlo alle imprese, con l’impegno a trasformarlo in credito e non a reinvestirlo in titoli di Stato remunerativi, come fatto con le aste di liquidità precedenti tra fine 2011 e inizio 2012. Immaginare un nuovo impegno della Banca centrale europea in direzione della liquidità, prima ancora di aver visto entrare in vigore quanto già predisposto, per molti pare fanta-politica monetaria.
D’altra parte, è vero che l’evolversi della dinamica dei prezzi resta ormai il principale punto di riferimento per Draghi e il suo board, dove le resistenze tedesche a un intervento sono ben note. Il fatto che l’inflazione sia ancora scesa, ma soprattutto la prospettiva che resti a livelli bassissimi per un orizzonte ampio (fino al 2019 nessun economista dell’Eurotower si aspetta di arrivare al target “poco sotto il 2%” che costituisce il mandato principale della Bce stessa), spinge i mercati a continuare a credere nell’intervento.
fonte: la Repubblica
http://www.repubblica.it/economia/2014/08/29/news/inflazione_italia_eurozona_agosto_2014-94627736/?ref=HREA-1