Italia: da Gronchi a Mattarella

di Angelo Gerosa.

L’intervento del presidente Mattarella viene paragonato a quelli a suo tempo svolti da Pertini, Scalfaro e Napolitano, ma il paragone non regge molto: i casi richiamati modificarono la scelta di un ministro, ma non impedirono ad una forte maggioranza parlamentare di dar vita ad un governo, non interruppero una legislatura appena nata, e non rinviarono il paese alle urne.

Chi conosce la storia è tentato di cercare paragoni con la presidenza Gronchi.

Gronchi era un politico coraggioso, al punto da non votare a favore dell’adesione dell’Italia alla Nato, e la sua elezione a presidente, avvenuta nel 1955 con i voti della sinistra, destò forti preoccupazione oltre oceano, soprattutto quando, nonostante la guerra fredda, volò in visita di stato a Mosca.

Gronchi lavorò per l’apertura ai socialisti, ma poi incaricò Tambroni, esponente della sinistra DC, di formare un governo monocolore sostenuto da monarchici e fascisti.

Vi furono fortissime proteste, il governo Tambroni cadde, si tornò al voto e si aprì alla sinistra.

La reazione a quelle aperture colpì senza tregua l’Italia: tentativi di colpi di stato, stragi inaudite, assassini politici, carneficina del presidente Moro e della sua scorta, alleanza tra servizi segreti “deviati”, massoneria nera e malavita, ingerenze esterne e tutto quanto purtroppo sappiamo.

E’ possibile comprendere quanto fece Gronchi senza considerare quello che avvenne negli anni successivi, e senza immaginare gli elementi che poteva aver avuto modo di conoscere o intuire ?

Tornando al nostro tempo, è possibile comprendere l’intervento di Mattarella senza considerare quanto era scritto nel programma di governo (non acquisto degli F35, schieramento con il movimento anti TAV, salario minimo garantito, fine delle sanzioni alla Russia, tetto alle pensioni d’oro ecc.) ? E senza considerare chi, fuori dall’Europa, poteva leggere quei punti programmatici con esagerato timore ? E senza conoscere quanto lui possa aver avuto modo di sapere o intuire ?

Pecco di fantasia? Può darsi. Ma non posso credere che, a convincere un sincero democratico quale è il nostro Presidente ad un passo tanto irrimediabile, possa essere stato un candidato premier, poco carismatico e tanto impegno a rassicurare i partner europei, e le (supposte) opinioni anti euro di uno stimato economista ultraottantenne, già ministro di Ciampi ed AD di importantissime aziende.