mio commento: le boutade non fanno migliorare l’economia. Poi se le riforme non hanno nulla che va nella direzione delle migliorie per lo Stato Sociale di chi deve lavorare per vivere, se migliora questo indice di riferimento, non significa che migliora la vita dei suddetti. Infatti come al solito a godere sono sempre gli stessi, sia nel bene che nel male. Mario Piromallo
Per centrare l’obiettivo a fine anno ci dovrebbe essere uno scatto che sembra impossibile
di ROBERTO MANIA
ROMA. “Non cambia nulla. Non è uno 0,8 o un 0,9 a fare la differenza”, dicono con distacco a Palazzo Chigi. Eppure non è solo una questione di decimali. La questione è assai più complessa. Ed è per tanti versi un campanello d’allarme per il governo: la ripresa, già debole, sta rallentando. Bene che andrà sarà un ripresina. Ma l’azione di politica economica del governo era fondata su ben altre prospettive interne ed esterne. La trattativa con Bruxelles sulla flessibilità dei parametri parte tutta in salita. La ripresina non spingerà l’occupazione e la crescita dei posti di lavoro a tempo indeterminato rischia di assomigliare ad una “bolla”, come qualcuno aveva previsto, destinata a scoppiare anche se ci costerà più di dieci miliardi di euro per via degli sgravi contributivi e ancora di più se si considera l’abolizione dell’Irap sul costo del lavoro stabile.
Dunque i dati arrivati ieri dall’Istat (nel terzo trimestre dell’anno l’economia italiana è cresciuta dello 0,8% rispetto a un anno fa) hanno avuto l’effetto di una doccia fredda nelle stanze del governo. Perché il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, solo qualche mese fa, avrebbero davvero scommesso su una ripresa piena, su un +1% di Pil già nel 2015. L’Istat dice che nei primi tre trimestri del 2015 siamo cresciuti dello 0,6%. Ora anche solo l’obiettivo dello 0,9% a fine anno (indicato nei documenti ufficiali, anche in quelli inviati a Bruxelles per ottenere ad aprile il via libera per il ricorso alle cosiddette clausole di flessibilità) appare compromesso. petrolio, spread basso e euro debole…
fonte: La Repubblica
http://www.repubblica.it/economia/2015/12/02/news/con_la_crescita_sull_ottovolante_nuovi_rischi_sui_conti-128592774/?ref=HREA-1