Istat: crescita zero nel secondo trimestre 2016

Doccia fredda dall’Istat: confermata la “crescita zero” nel secondo trimestre 2016

Non c’è l’attesa revisione al rialzo delle stime preliminari: male l’industria, i servizi non bastano. L’Istituto ha però migliorato la variazione sul 2015, portandola dal +0,7 al +0,8 per cento. Sale anche la crescita acquisita per il 2016, ora al +0,7 per cento. Per centrare il +1% finale servirebbe una netta accelerazione

di RAFFAELE RICCIARDI

MILANO – Il Pil italiano non è cresciuto nel secondo trimestre del 2016, rispetto al primo periodo dell’anno: l’Istat non ha rivisto al rialzo, come si attendevano tra Palazzo Chigi e Tesoro, la stima di crescita (nulla) fatta in via preliminare a metà agosto. E a questo punto servirebbe uno scatto ad oggi impronosticabile, nella seconda parte dell’anno, per raggiungere una crescita complessiva di un punto percentuale.

Nell’aggiornamento pubblicato oggi, a due mesi dalla chiusura del trimestre, l’Istituto di Statistica ha però rivisto al rialzo la variazione rispetto al secondo trimestre del 2015: l’economia si è espansa dello 0,8%, contro il +0,7% indicato il 12 agosto scorso. Anche la crescita acquisita per il 2016 – quella che si verificherebbe se l’anno terminasse senza altre variazioni – è migliorata, precisamente al +0,7% dal precedente +0,6%.
Doccia fredda dall’Istat: confermata la “crescita zero” nel secondo trimestre 2016
La variazione del Pil rispetto al trimestre precedente
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Mentre un buon numero di italiani era in vacanza, la prima previsione dell’Istat sull’andamento del prodotto tricolore aveva gelato il governo. I numeri emersi nei giorni successivi, in particolare sul fatturato dei servizi, avevano segnalato una crescita sostenuta che aveva fatto sperare in un riposizionamento del “reddito Italia” a un livello superiore rispetto alle prime proiezioni Istat. Una possibilità fatta filtrare anche da fonti del Ministero dell’Economia. In effetti, spiegano oggi dall’Istituto, alla voce dei servizi si è registrata una dinamica positiva (+0,2%) capace di azzerare il netto calo dell’industria in senso stretto (-0,8%, ma ha un peso minore dei servizi sul complesso dell’economia), ma insufficiente per andare oltre. Anche all’interno dei servizi, d’altra parte, come storicamente accade i ritmi di marcia non sono uguali per tutti: tra i grandi settori tirano Commercio, trasporto e alloggio (con legami al turismo, +0,4%) e quello dei servizi alle imprese (+0,5%). Male, invece, l’andamento di banche e assicurazioni e dell’altra grande voce Pa, difesa, istruzione e sanità (-0,2%). Menzione positiva per l’agricoltura (+0,5%), un “segnale importante” per il ministro Maurizio Martina.

A giustificare tecnicamente l’assenza di revisione al rialzo della variazione congiunturale, mentre c’è stata quella annua, c’è anche un altro aspetto. Il Pil, misurato in milioni di euro, è stato effettivamente ritoccato all’insù nel secondo trimestre del 2016 (di poco più di 200 milioni). Ma un simile innalzamento, giustificato dalle nuove informazioni acquisite dagli statistici, ha riguardato anche il primo periodo dell’anno. E così, tra i due trimestri la variazione è stata confermata a zero, mentre la crescita tendenziale (sul 2015) è migliorata.

Scomponendo le voci che formano il reddito nazionale, l’Istat rintraccia un andamento “stazionario” per i consumi interni: salgono sì dello 0,1% quelli delle famiglie, ma scendono dello 0,3% le spese della Pubblica amministrazione. Non aiutano poi gli investimenti fissi lordi, che registrano una flessione dello 0,3% determinata soprattutto dalla minor spesa delle imprese per i macchinari. “Evidentemente, dopo l’aumento d’inizio anno che può essere stato dovuto al maxi-ammortamento sui nuovi beni strumentali inserito nella Legge di Stabilità 2016, la maggiore incertezza sullo scenario congiunturale ha indotto le imprese a maggiore cautela”, annota l’economista di Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli. Di fatto, la debolezza è tutta dentro i confini (la domanda estera contribuisce con +0,2 punti al Pil): “Sono dati che preoccupano perché allontanano ulteriormente l’avvio del ciclo degli investimenti, la sola condizione che può garantire il consolidamento della ripresa”, sottolineano da Prometeia aggiungendo “il rischio che anche la seconda parte dell’anno veda una stagnazione del Pil appare molto elevato”.

Nelle ultime ore il premier Matteo Renzi ha cercato di battere il tasto dell’ottimismo, rilasciando ad esempio le trenta slide sull’attività del suo esecutivo, nelle quali ha anticipato nero su bianco che il Pil è atteso al +1% quest’anno e il deficit/Pil al 2,4%. Per il Prodotto, si tratta di un’indicazione inferiore all’1,2% contenuto nel Def, che deve essere aggiornato entro fine mese scontando l’andamento economico peggiore delle previsioni di aprile. Ma si tratta di un dato “tondo” e superiore ad altri osservatori: il Fmi, ad esempio, prevede che alla fine il Belpaese cresca dello 0,9%, stime in linea con quelle di altre istituzioni bancarie o di ricerca economica. Di nuovo da Intesa, sottolineano che “occorrerebbe una crescita molto forte nel secondo semestre (di 0,4% trimestrale in media, poco coerente con le recenti indicazioni congiunturali) per arrivare all’1% quest’anno”.

Dopo l’aggiornamento dell’Istat odierno, dal Forum Ambrosetti di Cernobbio il ministro Pier Carlo Padoan si è limitato a poche battute: “Il Pil è in crescita. Questo è il mio commento”. E ha poi assicurato che la prossima legge di Bilancio avrà “spazi e risorse disponibili per la crescita”, mentre il deficit/Pil continuerà il percorso di discesa avviato. Anche Renzi ha rimarcato: “Il deficit è al minimo da dieci anni e continuerà a scendere”.

Per continuare a leggere prego cliccare:

http://www.repubblica.it/economia/2016/09/02/news/pil_istat_secondo_trimestre_2016-147044997/

fonte: La Repubblica