Israeliano non vuol dire ebreo

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Se io dico “italiano” non vuol dire “cattolico” e neppure “cristiano”. Intendo dire semplicemente cittadino della Repubblica Italiana. Poi posso aggiungere cittadino italiano di religione cristiana cattolica oppure cristiana valdese oppure cittadino italiano di religione ebraica o mussulmana. E così via.
Ricordare questi concetti basilari può apparire banale, ma spesso si tende a non averli presenti quando parliamo di Israele.
Ed è, a mio parere, un grave errore identificare l’ebreo con lo stato di Israele.
Chi critica la politica dello stato di Israele non critica i cittadini ebrei e tanto meno la religione ebraica. La critica ai dirigenti di Israele non vuol dire criticarli in quanto ebrei. Anche scontrarsi con la politica e contrastare le azioni dello stato di Israele non vuol dire scontrarsi con l’ebraismo.
Così come avversare la politica e le azioni della Russia o della Germania o dell’Italia non vuol dire lottare contro il cristianesimo o una sua particolare confessione.
A me pare un grave errore anche quello di chi essendo ebreo si identifica con lo stato di Israele, un errore che può portare al fondamentalismo, con tutto quel che ne segue.
Come ogni altro stato, anche lo stato di Israele è una realtà complessa.
Dal sito Israele (stato) ho ricavato questi dati:
Popolazione:
I cittadini di Israele sono circa 7,5 milioni; due lingue ufficiali: ebraico e arabo.
Religioni:
circa il 76% di ebraici; il 16% di mussulmani; il 2% di cristiani; l’ 1,5 % di dursi; e un 4% di alre fedi.
All’inizio del 900 gli ebrei in Palestina erano circa 50 mila e nel 1947 (prima della costituzione dello stato di Israele) erano circa 630 mila cioè il 35 % della popolazione totale della Palestina mentre il 65% erano arabi di religione mussulmana o cristiana.
Tra i cittadini di Israele di religione ebraica ci sono diverse tradizioni in relazione alle diverse provenienze: Askemaziti, Sefarditi, Falascià.
Tra i cittadini di Israele di religione ebraica ritroviamo anche culture e lingue significativamente diverse, eredità dei paesi di origine, come quelle dell’Italia, della Russia, della Polonia, dei paesi nord africani, della Spagna e, in varia misura, di molti altri.
Vorrei concludere con una riflessione. Considerando tutta la millenaria storia dell’ebraismo, inclusa la tragedia massima dell’olocausto perpetrato dalle dittature nazifasciste nell’Europa moderna e cristiana e la nascita dello stato di Israele fino ai giorni nostri, a me pare che il futuro di Israele risieda soltanto in una politica di pace della quale la società israeliana si faccia interprete e protagonista in ogni sede. E la porti avanti con grande lungimiranza, coraggio, determinazione.
Israele diventi motore e costruttore di pace e sappia coinvolgere in questa scelta, come unica prospettiva di futuro, anche i popoli e gli stati che gli stanno intorno a partire da quello palestinese.
Altrimenti una situazione di perenne guerra? E’ questo il futuro?

Renzo Baricelli 19 febbraio 2015

Caro Renzo, ancora grazie per gli ottimi contributi che invii a Nordmilanotizie. Mario Piromallo