Israele respinge l’accordo di Losanna con l’Iran

Nucleare. «L’accordo legittima l’illegale programma atomico iraniano», ha sostenuto ieri il premier Netanyahu sorvolando sul fatto che Israele era e resta l’unica potenza nucleare in Medio Oriente. Il primo ministro ha anche esortato le parti coinvolte a condizionare l’accordo finale al riconoscimento di Israele da parte di Tehran

Benya­min Neta­nyahu che già gio­vedì notte, durante la con­ver­sa­zione tele­fo­nica con Barack Obama, aveva descritto l’intesa sul nucleare rag­giunta a Losanna dal gruppo del 5+1 con l’Iran, come «peri­co­losa per Israele», ieri è rima­sto riu­nito per tre ore con il Con­si­glio di difesa, i prin­ci­pali mini­stri del suo governo, allo scopo di for­mu­lare una posi­zione uffi­ciale. Al ter­mine dell’incontro è stato comu­ni­cato il secco rifiuto dell’accordo, con voto una­nime. Il primo mini­stro ha prima usato toni più mor­bidi, negando che Israele abbia come unica alter­na­tiva un attacco mili­tare con­tro le cen­trali ato­mi­che ira­niane. «Qual­cuno ora dice che la sola alter­na­tiva a que­sto cat­tivo accordo è la guerra. Non è vero – ha detto — c’è un’altra alter­na­tiva: restare saldi, aumen­tare la pres­sione sull’Iran fino a quando sarà rag­giunto un buono accordo». Poi è pas­sato all’offensiva.

Ha soste­nuto che il com­pro­messo per­mette a Teh­ran di con­ti­nuare la ricerca in campo nucleare e poten­zial­mente di arri­vare alla bomba in tempi brevi. A suo avviso «l’accordo lascerà l’Iran con in piedi una vasta infra­strut­tura nucleare. In pochi anni — ha spie­gato – revo­cherà le san­zioni ren­dendo pos­si­bile all’Iran di avere un mas­sic­cia capa­cità di arric­chi­mento (dell’uranio) che potrà essere usata per pro­durre bombe in una que­stione di mesi». «L’accordo legit­tima l’illegale pro­gramma nucleare ira­niano», ha soste­nuto Neta­nyahu sor­vo­lando sul par­ti­co­lare, certo non irri­le­vante, che Israele era e resta l’unica potenza nucleare in Medio Oriente, in pos­sesso segre­ta­mente di decine forse cen­ti­naia di ordi­gni ato­mici, e non ha mai fir­mato il Trat­tato di non pro­li­fe­ra­zione. Man­tiene quella che chiama «l’ambiguità nucleare», ossia non nega e non ammette di avere armi ato­mi­che. Stati Uniti ed Europa sanno ma fin­gono di non sapere lasciando senza alcuna sor­ve­glianza un arse­nale in grado di tra­sfor­mare l’intero Medio Oriente, e non solo, in un pae­sag­gio lunare.

Quella di Neta­nyahu è una linea nota, espressa, esat­ta­mente un mese fa, anche davanti al Con­gresso degli Stati Uniti, in un estremo ten­ta­tivo di bloc­care l’Amministrazione Usa decisa ad arri­vare all’intesa con gli ira­niani. In Israele comun­que non tutti con­di­vi­dono le posi­zioni di Neta­nyahu, a comin­ciare da un folto gruppo di ex coman­danti mili­tari e dei ser­vizi segreti. Per Barak Ravid, ana­li­sta diplo­ma­tico del quo­ti­diano Haa­retz, quello rag­giunto a Losanna è un «buon accordo» e per Neta­nyahu sarà dif­fi­cile dimo­strare il con­tra­rio ai par­la­men­tari ame­ri­cani. I Demo­cra­tici stretti alleati di Israele, sostiene Ravid, faranno fatica a votare con­tro il pre­si­dente e ad unirsi ai Repub­bli­cani in una bat­ta­glia per silu­rare la firma dell’accordo defi­ni­tivo, entro il 30 giu­gno, che al momento appare per­duta. Neta­nyahu tut­ta­via ritiene di avere una buona carta da gio­care per otte­nere l’appoggio del Con­gresso. Ieri ha esor­tato le parti coin­volte a con­di­zio­nare l’accordo finale al rico­no­sci­mento di Israele da parte di Teh­ran. «Ogni accordo finale con l’Iran includa un chiaro e non ambi­guo rico­no­sci­mento del diritto di Israele ad esi­stere», ha detto. Al momento que­sta richie­sta non sem­bra avere la forza per tra­sfor­marsi in una con­di­zione vin­co­lante. Ma se, in seguito ad una cam­pa­gna mirata, sarà impo­sta a Barack Obama, allora finirà per sabo­tare l’accordo a pochi metri dal traguardo.

È impro­ba­bile, anzi impen­sa­bile, che il pre­si­dente ira­niano Rohani e il mini­stro degli esteri Zarif rie­scano a strap­pare il sì dell’ala dura della Repub­blica isla­mica al rico­no­sci­mento di Israele in cam­bio dell’accordo con il 5+1 e la fine delle san­zioni. Per ora a Teh­ran i soste­ni­tori della linea del pre­si­dente, appog­giata dall’ayatollah Kha­me­nei, festeg­giano. Dichia­ra­zioni di apprez­za­mento sono giunte ieri anche nei ser­moni degli imam alla pre­ghiera del venerdì e il pre­si­dente Rohani, forte di que­sto soste­gno, nel suo discorso alla nazione, ha par­lato di «primo passo verso l’apertura di nuove rela­zioni» con l’esterno e di «costrut­tiva coo­pe­ra­zione e inte­ra­zione con il resto del mondo». Anche con la nemica Ara­bia sau­dita? Impro­ba­bile. Re Sal­man dopo l’annuncio di Losanna ha adot­tato una posi­zione di basso pro­filo, per evi­tare di attac­care fron­tal­mente gli alleati ame­ri­cani che lo hanno deluso. Il monarca sau­dita ha dovuto ingo­iare un boc­cone molto amaro. E con­ti­nuerà a lavo­rare assieme ai suoi alleati sun­niti per arri­vare a quella Forza mili­tare araba unita, votata dal Ver­tice arabo di Sharm el Sheikh, non certo per com­bat­tere i ribelli Hou­thi in Yemen ma per con­tra­stare la cre­scente influenza e potenza dell’Iran.

fonte: il Manifesto

http://ilmanifesto.info/israele-respinge-laccordo-di-losanna-con-liran/