(post lungo ma facile facile)
In Venezuela è avvenuto un miracolo. Si, vent’anni fa, quando finalmente qualcuno ha deciso che non sarebbe più stato una colonia degli USA ma un Paese effettivamente indipendente.
Quello che sta succedendo in questi giorni invece è la fine della favola, una fine amara che stanno scrivendo ben lontano da Caracas. Già durante gli anni di Chavez Washington aveva tentato di riprendere il potere in Venezuela (il Paese, forse va ricordato, storicamente primo esportatore di petrolio per gli USA), organizzando un golpe e tentando di isolare l’economia venezuelana. In quel momento, però, il Sud America era diventato, finalmente, una potenza sovranazionale veramente indipendente nel quale l’unione di grandissimi personaggi quali Lula, Mujica, Correa, Morales, i fratelli Castro (Centro America, ma ok) e lo stesso Chavez faceva la forza di chi fino ad allora forza non ne aveva avuta. Ma poi, guarda caso, succede qualcosa: i governi più o meno socialisti, uno dopo l’altro, vengono abbattuti (Argentina e Brasile) o si indeboliscono perdendo i propri simboli (Cuba, Uruguay, Ecuador e lo stesso Venezuela).
Al posto di Chavez, quello che chiamano Dittatore perché si era ricandidato alla Presidenza per un terzo mandato, arriva Maduro. Un uomo cattivo, terribile e inaccettabile come dice la stampa di tutto il mondo occidentale? No, solo, a mio parere, un debole in una posizione dove per sopravvivere servirebbe qualcuno di forte come era stato Chavez. E il Venezuela entra in una crisi economica che solo qualche anno prima nessun economista aveva previsto, schiacciato nella morsa di chi avrebbe voluto riprendere il controllo del Paese già tanti anni prima e senza più alleati intorno. E iniziano le manifestazioni di piazza, manifestazioni tanto simili a quelle siriane e libiche da apparire, quanto meno, sospette. Chiaramente iniziano anche le manifestazioni a favore di Maduro, ma di queste pare nessuno abbia interesse di dire. E poi si arriva a qualche giorno fa, quando Guaido, un bel giovanotto dal mascellone duro si auto nomina “nuovo Presidente”. E tutti con lo sguardo fiero a dipingergli addosso l’immagine del prode giustiziere senza dire che alle spalle di questa tenera marionetta ci sono gli stessi che avevano ordito un colpo di stato già nel 2003 contro Hugo Chavez, golpe respinto dall’esercito e dal popolo sceso in piazza per difendere il proprio Presidente. Con lui si schiera la meglio gioventù della politica mondiale: Macron, Trump, Bolsonaro, Netanyahu, Salvini.
Tutta gente che, oh, preferirei essere nella gabbia delle tigri travestito da bistecca al sangue piuttosto che a sorseggiare té con loro. Quindi, la storia è la solita, indebolisci il nemico, accerchialo, trasformalo in un mostro, trova un bel viso da sbattere sui notiziari e il gioco è fatto: Buon “giardino di casa” a tutto il sudAmerica. Senza dire che benedire è riconoscere un colpo di stato crea precedenti che virtualmente potrebbero destabilizzare le Democrazie di tutto il mondo perché, nonostante io stesso dica che Maduro non è più la persona giusta per guidare il Venezuela, in Venezuela esiste un Governo democraticamente eletto.
E intanto l’ONU, quel baraccone buono solo a dare corposi stipendi ai propri funzionari, sta a guardare nonostante sia l’unico elemento in gioco che potrebbe gestire una transizione pacifica. Non finirà bene per nessuno, tranne per chi da qui a poco tornerà a decidere fuori dal Venezuela a quanto debba essere venduto il petrolio in Venezuela. It’s the evolution, baby…
Di Michele Foggetta, segretario SI/LeU Sesto San Giovanni