In ricordo di Steno Marcegaglia

imagesCATWGIBBLa morte di Steno Marcegaglia mi ha colto di sorpresa risvegliando molti ricordi legati alla nostra città. Ho conosciuto Marcegaglia a metà degli anni novanta del secolo scorso grazie a Vanda Ferrari, l’allora capogruppo consiliare del PRC. Vanda lavorava in Falck, non si rassegnava alla decisione di chiudere l’azienda, e vedeva nel Cavaliere di Mantova l’uomo che poteva rilevare gli stabilimenti sestesi. Fu su suo consiglio che incontrai Marcegaglia. Un incontro a cui ne seguirono altri, tutti sorprendenti per la spontaneità con cui Marcegaglia raccontava il suo passato da sindacalista dei braccianti agricoli del mantovano innamorato della rivoluzione contadina che si stava affermando in Cina. L’incapacità di mediare che lo convinse a cambiare mestiere ed avviare una minuscola fonderia di tondini per l’edilizia. I primi soldi investiti nel viaggio in Cina. Viaggio avventuroso, in quanto la Cina non aveva rapporti diplomatici con l’Italia, che gli permise di incontrare il presidente Mao e aderire all’Associazione Italia-Cina di cui diceva di essere stato il presidente. Il successo dell’attività imprenditoriale. Proprio nel giorno di un nostro incontro la sua giovane e bella figlia Emma si guadagnò l’attenzione della stampa e gli applausi dei politici di destra affermando, nel convegno dei giovani industriali di Santa Margherita Ligure, la necessità di sottrarsi alla soggezione per il sindacato e fu difficile strappare a Steno un commento: solitamente tanto loquace divenne di poche parole.
Marcegaglia accettò l’invito di avanzare un offerta di acquisto alla famiglia Falck ma non ebbe riscontri. Un insuccesso che si spiegava con la volontà dei Falck di non cedere i loro storici stabilimenti sestesi al sempre snobbato “zappaterra” di Gazzoldo degli Ippoliti.
Con la nostra città Marcegaglia si comportò da galantuomo qual’era. Accettò un nostro secondo invito a rilevare un grande capannone dismesso nell’area Breda. Vi portò impianti di laminazione, assunse alcune centinaia di operai, anche ex Falck, ed impiantò lo stabilimento che affianca il Centro Sarca realizzando il primo episodio di reindustrializzazione sestese.
Si interessò anche all’edificazione del monumento al deportato del Parco Nord donando il grande schiavo stilizzato, un manufatto in corten di non facile realizzazione.
Ma il ricordo più struggente lasciato alla nostra città è stata la lezione tenuta nel 1998 all’Università della Terza Età nei locali della Villa Zoorn. Lezione resa emozionante dal racconto, per la prima volta in pubblico, del suo rapimento e della prigionia in un buco scavato come una tana sulle pendici dell’Aspromonte. I ripetuti tentativi di fuga, tutti debitamente pagati a suon di legnate, fatti al solo scopo di morire in piedi ed alla luce del sole, e che invece, lo portarono a riconquistare la libertà. Mi sono sempre rammaricato di non aver promosso una adeguata partecipazione a quella lezione che testimoniò l’amore di Steno per la nostra città.
Angelo Gerosa