Ilva, via libera dalle banche per il prestito: pagherà il premio di produzione
Il sì degli istituto al commissario Gnudi: Intesa Sanpaolo e Unicredit in prima fila per il prestito da 250 milioni, di cui 125 entro il 12 settembre. Quel giorno ai dipendenti sarà corrisposta la rata trimestrale in scadenza del premio di risultato, oltre allo stipendio di agosto.
MILANO – Mentre i dipendenti sono sconvolti e arrabbiati per la tragedia sul lavoro che ha portato alla morte di Angelo Iodice, per l’acciaieria tarantina Ilva arrivano notizie novità sul fronte finanziario. Il commissario dell’Ilva, Piero Gnudi, ha chiuso la partita con le banche per l’erogazione del prestito ponte. L’accordo è arrivato al termine di un incontro a Milano e vede protagonisti cinque istituti di credito, fra i quali Intesa San Paolo e Unicredit sono i principali. L’Ilva avrà 250 milioni di cui 125 milioni, che costituiscono la prima rata, entro il 12 settembre. La rata successiva, di importo analogo, dovrebbe arrivare a breve scadenza secondo quanto riferiscono fonti vicine all’azienda. Grazie ad un arco temporale contenuto tra erogazione della prima tranche e versamento della seconda, i vertici dell’Ilva hanno deciso che il 12 settembre ai dipendenti dell’azienda sarà corrisposta anche la rata trimestrale in scadenza del premio di risultato oltre allo stipendio di agosto.
Appena alcune ore prima, l’azienda aveva detto cose ben diverse ai sindacati metalmeccanici incontrati a Taranto. Aveva confermato lo stipendio di agosto ma rinviato al 12 dicembre, insieme all’altra trimestralità, il premio. Questo aveva provocato il disappunto dei sindacati che avevano invitato l’azienda a fare ogni sforzo possibile per pagare ai lavoratori tutto ciò che va in scadenza. L’Ilva, avuta risposta positiva dalle banche, ha sciolto i dubbi perchè l’arrivo in breve tempo dei 250 milioni permette di non compromettere l’operatività aziendale. Parte delle risorse andrà anche ai pagamenti arretrati maturati dalle imprese dell’indotto e dell’appalto siderurgico dove, come segnalato da Confindustria Taranto, c’è una situazione di particolare sofferenza. Lo scorso 1 agosto Confindustria Taranto ha portato in strada, in corteo, imprenditori e loro dipendenti per una manifestazione dal titolo “Industria ultima fermata” dove i pagamenti dell’Ilva sono stati uno dei problemi posti.
Su questa stessa questione Confindustria Taranto aveva anche scritto al premier Matteo Renzi e al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Mentre nei giorni scorsi davanti all’Ilva ci sono state le proteste degli operai di alcune aziende terze in arretrato con i pagamenti perchè, a loro volta, non pagate dall’Ilva. In ogni caso va detto che i 250 milioni sono molto meno di quanto Gnudi aveva chiesto alle banche a metà luglio, ovvero 650 milioni. Gnudi, infine, ha detto alle banche che oltre ad Arcelor Mittal, anche gli indiani di Jindal avranno accesso ai dati di Taranto, con la cosiddetta due diligence, in vista di una possibile acquisizione ed ha parlato poi di un terzo gruppo in pista, che i sindacati individuano negli arabi di Emirates. Arcelor Mittal si è intanto impegnato, dopo la manifestaIone di interesse, a presentare il suo piano industriale entro fine mese. Tra i paletti posti da sindacati e Governo, il risanamento ambientale del siderurgico (è la soluzione del problema non il problema, ha più volte detto il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti) e la salvaguardia dell’occupazione.