AURÉLIE DIANARA E GIULIANO GRANATO30 MAGGIO 2020POLITICAECONOMIA E FINANZAESTERIIN EVIDENZARIVISTASOCIETÀ
Le strategie per una ripartenza solidale. La necessità di un Green new deal. L’austerity da rifiutare una volta per tutte. Abbiamo chiesto a quattro eurodeputati di sinistra se e in che modo sia possibile uscire dalla crisi economica e sanitaria mettendo al centro i diritti e il benessere delle persone
Quasi tre mesi fa, l’Italia era il solo Paese europeo ad essere colpito dal coronavirus e a predisporre il lockdown. Da allora, il virus ha assunto la forma di una pandemia globale e ha colpito in varia misura tutti i Paesi europei. Alla drammatica crisi sanitaria si è aggiunta una crisi economica e sociale di dimensioni mai viste prima in Europa in tempi di pace: in alcuni Paesi si prevede una contrazione di oltre il 10% del Pil oltre ad un enorme aumento del debito pubblico, della disoccupazione e della povertà. L’Organizzazione internazionale del lavoro prevede che l’equivalente di 305 milioni di posti di lavoro andranno persi nel primo semestre di quest’anno in tutto il mondo, creando un esercito di disoccupati.
La questione, ormai onnipresente nel dibattito europeo, è quella del dove trovare i soldi per sostenere i costi del contenimento dell’epidemia, sostenere l’economia e proteggere le popolazioni. Per alcuni Paesi dell’Europa meridionale, particolarmente colpiti dall’epidemia e la cui situazione finanziaria era già relativamente fragile, questo problema è ancora più urgente. A livello europeo sono state proposte diverse soluzioni e le istituzioni europee stanno lavorando a una risposta comune e a una strategia per finanziare la ripresa. Le tensioni vissute qualche anno fa dopo il crollo finanziario del 2008 sono riemerse in seno al Consiglio e all’Eurogruppo, dove è riesplosa una battaglia tra i Paesi “fiscalmente virtuosi”, guidati da Germania e Olanda, e una coalizione di Paesi con un debito generalmente più elevato, tra cui Italia, Spagna e Francia. Qualche giorno fa, la Francia e la Germania hanno annunciato un fondo di rilancio di 500 miliardi di euro finanziato grazie a un debito europeo comune, ma diversi Paesi rimangono ad oggi ostili a questa proposta. Da questo caotico e poco trasparente dibattito, una cosa sembra certa: la “solidarietà europea” è ancora lontana dall’essere una realtà.
Come tutte le crisi, e forse più delle passate, quella che stiamo vivendo ci porta a mettere in discussione il modello di società in cui viviamo. Al contempo, come tutte le crisi, è anche un’opportunità per le forze dominanti di imporre le proprie ricette. Sappiamo fin troppo bene come si è conclusa la crisi del 2008: dopo aver speso miliardi per salvare le banche, i governi europei, l’Ue e la Troika hanno imposto misure di austerità – tagliando servizi pubblici e spesa sociale – ai popoli d’Europa. Una domanda cruciale è quindi oggi di fronte a tutte le forze della sinistra europea: chi pagherà il prezzo di questa nuova crisi e quali saranno le implicazioni per i popoli d’Europa?
Aurélie Dianara, ricercatrice in Storia internazionale, e Giuliano Granato, laureato in Relazioni internazionali, entrambi coordinatori nazionali di Potere al popolo,… per continuare a leggere cliccare: https://left.it/2020/05/30/il-virus-e-il-neoliberismo-la-sinistra-ue-cerca-lantidoto/