Prima di scrivere quest’articolo abbiamo riflettuto molto, vista la schizofrenia politica che pare non abbandonarci. Avevamo appena augurato buon lavoro al nuovo Governo giallo-rosso sperando finalmente in una stabilità politica, democratica, inclusiva e redistributiva, ed ecco arrivare la notizia bomba rimbalzata su tutti i giornali e programmi televisivi. Nei social poi milioni di “analisti” hanno espresso, giustamente (la libertà di parola è sacra), la loro. Renzi, senatore PD della Repubblica e membro quindi del giovanissimo esecutivo, lascia il suo partito, per dar vita a un nuovo soggetto politico più moderato e spostato verso il centro. Per ora almeno.
Insomma “MattoMatteo il Conquistatore” dopo il PD, pare desideri colonizzare anche una fetta di elettorato di Forza Italia, sempre che non voglia prendere il posto di Berlusconi. I precedenti di fatto ci sono. Con Letta fece così, costringendo Bersani e D’Alema a rottamarsi e a spostarsi più a sinistra del PD.
Sinceramente riteniamo che per il PD, questa sia una buona notizia. Dopo le evidenti e fallimentari politiche moderate di questi ultimi anni dei DEM, il fresco segretario Zingaretti, eletto grazie a legittime primarie, si è dichiarato conservatore. Un ritorno alle origini necessario e ci auguriamo sentito visto il tracollo del partito, il decollo e il quasi schianto dei M5s, e la momentanea ascesa della Lega xenofoba e “so easy” di Salvini amica dell’ungherese Orban.
Siamo in una società liquida e pure la politica lo è diventata. A rimetterci è la lungimiranza di cui un bravo statista dovrebbe essere dotato. Oggi i Mattei partono dal presupposto che al massimo una pezza la si può sempre mettere dopo. Dopo quando? Quando per incapacità politica o per giochi di potere è troppo tardi difendere i principi basilari della democrazia che in questi ultimi decenni ci hanno affrancato da totalitarismi (si possono chiamare in molti modi, ma la sostanza non cambia) che hanno da sempre caratterizzato la storia dell’umanità? A parte rarissime eccezioni.
Certo il PD si è finalmente depurato da Renzi, ma non del tutto dai renziani, e forse Berlusconi in questi giorni sta tremando, visto che al Matteo toscano piace delimitare i territori degli altri. Lo fa come fanno gli animali, urinando sui confini. Scusate la metafora troppo esplicativa.
Abbiamo fatto una piccola indagine per capire da chi fosse composto questo elettorato di fedeli renziani, a cui puoi pure rendere precario a vita il lavoro, ma non importa. Alla domanda: Perché sono renziano, argomentando? Non abbiamo ottenuto risposta. C’è forse chi già si vergogna a definirsi renziano, come succedeva quando Berlusconi aveva un ampio elettorato, ma poi nessuno lo votava?
Un giovane fan di curva ultrà di Renzi ha elencato una serie di motivazioni tra le quali che l’art 18, della legge quadro 300, che regola tutte le leggi sul lavoro, era oramai una sorta di feticcio superato. Insomma una volta assunto un datore di lavoro non si sognerebbe mai di licenziarti, manco con giusta causa. Si omette però che per un’azienda il costo del lavoro è il costo fisso più alto e che quindi ridurre all’osso il personale, o assumere in base ai picchi del lavoro, di fatto per un’impresa non lungimirante, è tutto grasso che cola. Non lungimirante perché il “capitale umano”, rimanendo sempre sul cinico, è comunque una risorsa fondamentale e produce meglio se motivata.
Ora Renzi avrà modo di portare avanti le sue politiche che condussero il PD a Caporetto, ma che continua a difendere a spada tratta, come un valoroso condottiero di altri tempi, per quei fedelissimi che ambiscono a un bel Jobs act, che ti ricatta a vita. Contenti loro, scontenti gli altri però, che forse vorrebbero avere la certezza di mangiare tutti i mesi, compare una casa, fare famiglia. Le solite banalità.
Certo è che nella sua retorica ciceronica, le dichiarazioni di Renzi continuano ad essere troppo contraddittorie, ma espresse sempre con la convinzione di un ottimo venditore porta a porta o un attore da premio Oscar. Che Renzi sappia recitare e vendere è indiscutibile, un talento mancato; ma che sia carente di quel senso di responsabilità civica e politica che fanno di un politico un vero statista è indubbio.
L’augurio è di recuperare tutti coloro che sono finiti nell’enorme gruppo degli astensionisti e che Renzi mantenga quanto promesso, almeno quest’ultima volta, ma non per una questione morale o per passare alla storia come uno dei grandi politici rimpianti. Obiettivi che probabilmente non gli interessano e qualità che non ha. Ieri sera a Piazzapulita tutti gli analisti intervistati erano concordi su un problema di personalista narcisista del nostro “statista”. E i problemi di personalità si curano dagli specialisti.
Il consiglio che diamo a Renzi, obbligarsi a uno sforzo di coerenza, parte da un’osservazione. In una società liquida la fiducia ti può essere data anche una volta in più, ma perseverare sarebbe diabolico. La corda si spezza. Il rischio è la rottamazione in un secondo. Si passa al prossimo.
Rimarrebbe quindi solo agli storici, fra diversi anni, il compito della narrazione in un noioso e cavilloso manuale di Storia Contemporanea che i pochi veramente appassionati avranno voglia di leggere.
La redazione