GIULIO CAVALLI17 SETTEMBRE 2019IN EVIDENZAPOLITICA
Alla fine è la sua natura: preferisce essere capo, esiste solo da capo e pur di fare il capo accetta di essere il capo di pochi, abbandonando un partito di molti. L’ego di Matteo Renzi è il suo principale avversario politico (sembra un alleato ma alla fine finisce sempre così, con tutti) e in nome del suo ego oggi l’ex segretario del Pd annuncerà la sua uscita dal partito per dedicarsi a una sua nuova creatura.
Lo farà da Vespa, e anche questo non stupisce: il salotto televisivo è un luogo in cui mostrarsi per intero, nella figura di leader come lo intendono questi politici 2.0, tutti spremuti a essere figure intere concentrate nel loro personale reality. E così il prode Matteo (l’altro, quello che avrebbe abbandonato la politica se avesse perso il referendum che poi ha perso) alla fine ha capito benissimo che facendosi il partito tutto suo (e i “suoi” gruppi alla Camera e al Senato) risulta indispensabile nella tenuta del governo, pur essendo minuscolo, come gli hanno insegnato gi andreottiani stili su cui si è formato.
E in fondo è solo un ulteriore passo della politica dell’Ego che sta prendendo piede in questi anni e che è riuscita a trasformare una pratica comunitaria e sociale (la politica, appunto) in un palcoscenico di protagonisti e di seguaci, senza nessuna funzione assembleare e senza nessun spirito che funga da collante…per continuare a leggere cliccare: https://left.it/2019/09/17/il-partito-dellego/