Il governo della Recessione

Intervista ad Augusto Rocchi.
Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale lo aveva già annunciato da tempo e i dati confermati non dovrebbero stupire. La crisi avanza, il Pil mondiale secondo le previsioni, crescerà quest’anno del 3,1% (ad aprile si contava sul 3,3%), nel 2014, salvo intervento di ulteriori fattori, la crescita prevista è del 3,8% – altri 0,2% in meno rispetto a quanto preventivato. L’Italia di cui si decantano tanto le condizioni di stabilità si espone ad una ulteriore fase recessiva (1,8% rispetto all’1,5% previsto sempre ad aprile) e la crescita per il prossimo anno risulta anch’essa inferiore alle aspettative. Augusto Rocchi, della segreteria nazionale del Prc e “responsabile economia” si trova costretto a dire: «Il nostro partito, purtroppo, lo aveva già detto da tempo. Le politiche della BCE, accettate in modo supino, prima dal governo Berlusconi – Bossi, poi dall’esecutivo guidato da Mario Monti e ancora oggi con quello Letta – Alfano, non potevano che portare ad un peggioramento della crisi dal punto di vista della vita delle persone. Gli unici soggetti che vedono migliorare le proprie condizioni sono le banche. Si è passati da una fase di stagnazione ad una di vera e propria recessione che sta mutando in maniera pesantissima le condizioni del Paese. – continua il dirigente del Prc – In onestà l’unico che si affanna a dirlo sembra essere il presidente di Confindustria Squinzi, che ha ben chiara la situazione del tessuto produttivo». E Rocchi sottolinea come il dato emerso oggi si leghi ad alcuni fattori poco considerati accaduti recentemente: «Quando l’Unione Europea ha tolto per l’Italia la procedura di infrazione, il governo ha esultato parlando di conti in ordine. Peccato che per evitare di ricadere nella condizione di infrazione ci sia stato imposto di aumentare la tassazione sui beni di consumo e sugli immobili, praticamente di alzare l’Iva e di mantenere l’Imu. 15 giorni fa Enrico Letta aveva garantito che questo non sarebbe successo, ora assistiamo ad un balletto indecente per far digerire le condizioni imposte dall’Europa». Rocchi sottolinea come le nude cifre percentuali si traducano rapidamente in fatti gravissimi. L’aumento dell’1% dell’Iva significherà la chiusura di altri negozi e di attività artigianali, la crisi di aziende con conseguente caduta occupazionale. «E le tanto decantate misure per la crescita – sottolinea – si rivelano per quello che sono, “bazzecole” . La situazione è socialmente drammatica e non dimentichiamo che il finanziamento degli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione in deroga non riuscirà a coprire tutto il 2013. Questo si tradurrà in licenziamenti e non ci sono fondi per estendere neanche la mobilità in deroga». Eppure le soluzioni ci sarebbero e il Prc da sempre prova a tradurle in proposta politica. Il ragionamento che propone Augusto Rocchi si potrebbe attuare in tempi brevi e produrre immediatamente risultati:«Sembra una litania ma certe cose vanno ripetute. Intanto il taglio drastico alle spese militari a partire dagli F35 ma poi la vera patrimoniale. E spieghiamoci anche su questo concetto. Perché c’è gente che non sa che se tu hai 5 milioni in azioni e non risulti essere un lavoratore hai una tassa del 21% su quella rendita mentre l’Irpef è del 27%. Ma nella dichiarazione dei redditi risulti incapiente, per il fisco italiano sei un poveraccio non hai altre tassazioni. In Italia i “ricchi” sono fra i 5 e i 6 milioni di ricchi, sono il 10% della popolazione e posseggono oltre il 45% delle ricchezze. Ma poi guardiamo anche la composizione della ricchezza. Oggi è di origine prettamente. Non siamo più negli anni Settanta, sono poche le famiglie di imprenditori che creano lavoro e generano ricchezza attraverso la ricerca e l’innovazione produttiva. Gli utili che si traggono vengono finanziati col massacro sociale delle persone: lavoratori dipendenti, pensionati, piccoli imprenditori. Per questo occorre una reale redistribuzione del reddito e investimenti qualificati sull’occupazione» Anche da questo punto di vista il giudizio di Rocchi è netto:« Il governo Letta è riuscito a fare peggio della Fornero. Con la sparizione degli intervalli fra un contratto a termine e un altro si è realizzato il “precariato a vita” Come può produrre sviluppo e prospettive una scelta simile?». I dati del FMI mostrano come tutta la “zona U.E.” sia ben lontana dall’uscita dalla crisi. La stessa Germania vede contrarsi le prospettive di crescita quindi il problema va ben oltre i confini italiani: «È vero – conclude Rocchi – solo i sistemi finanziari si salvano, le persone no. Occorre il coraggio di dare una risposta che rimetta in discussione questa Europa, e occorre che in Italia se ne discuta e se ne ragioni. Altrimenti le catastrofi che oggi vediamo sono solo il preavviso di quelle che si prospettano».
di Stefano Galieni su www.rifondazione.it