Il discorso della Presidente

(Gianni Zagato su sel.it) Parole che non si sentivano da lungo tempo “Lotta alla povertà, non ai poveri”, “gli ultimi devono tornare cittadini”, “degli esodati noi non ci siamo mai dimenticati”. Queste frasi, e altre simili che esprimono la sofferenza a volte rassegnata e a volte rabbiosa in cui versa questo paese, sono risuonate pochi minuti fa dentro il cuore delle nostre istituzioni. Parole che non si sentivano da lungo tempo. Parole fin qui troppo spesso estromesse a tal punto da segnare la distanza, meglio ancora il distacco tra la politica e la vita reale delle persone. A pronunciarle, una donna, insieme ferma ed emozionata, dal nome e dal viso ai più fin qui sconosciuto. Una donna che ha speso gran parte della sua vita nel lavoro verso i poveri e verso gli ultimi, sempre lontana dai riflettori. Una donna a cui è stato proposto di testimoniare, con la sua candidatura, che vita reale delle persone e buona politica sono dentro il medesimo spazio, l’unico, a dire il vero, da cui la democrazia possa riemergere dalla nebbia che la sta avvolgendo. Dunque, esistono, anche dentro i partiti, figure, soggettività, competenze, esperienze che danno speranza e fiducia al cambiamento. Dietro quel discorso c’è tutto questo, e tutto questo potrà contribuire ad aggredire le ragioni di quella sofferenza del paese se verrà data la possibilità e il tempo di lavorare a questo Parlamento e alla sua nuova Presidente. Mentre Laura Boldrini parlava le immagini televisive inquadravano Vendola e Bersani, seduti l’uno a fianco dell’altro, intenti a seguire quel discorso così nuovo e profondo. Quella è l’immagine che, forse per la prima volta da mesi, fissa la bontà di una coalizione, così spesso assente in campagna elettorale. Vendola e Bersani hanno compiuto, insieme, la mossa vincente. Con trasparenza, senza mediazioni al ribasso, negli interessi generali di un paese in seria difficoltà e in sintonia con un sentire comune che chiede cambiamento, cambiamento e ancora cambiamento. Questo è il centrosinistra che vogliamo. Anzi, diciamolo più semplicemente: è la sinistra che vogliamo.