Come annunciato qualche giorno fa in un volantino pubblicato nel ns giornale, mercoledì 20 aprile si è tenuto il dibattito su una delle novità del bilancio di previsione per il 2016, la scelta di allocare delle risorse economiche per permettere ai cittadini dei quartieri della nostra città di scegliere in modo democratico e partecipato come e dove spendere quei soldi per il bene pubblico.
Come si può vedere dal volantino questa iniziativa è stata organizzata dai partiti di sinistra che parteciparono alla campagna elettorale del 2012 e che da allora sostengono in modo leale, e qualche volta con proposte diverse e anche dissensi su alcune scelte che la amministrazione ha definito.
Devo dire che nonostante la novità della cosa e la difficoltà di inquadrare questo complesso argomento, il numero dei partecipanti, sebbene non strabordante, è stato abbastanza soddisfacente e le presentazioni ed il dibattito sono stati di livello.
Il dibattito è stato condotto in modo preciso e informato da Enzo Ranieri, aiutato anche dalla pacatezza e dalla sostanziale accettazione di tutti gli altri oratori della novità costituita dal Bilancio Partecipativo.
L’apertura della serata è toccata a Dario Rinco, appassionato ed esperto di forme di democrazia diretta, che ha dato a tutti i presenti una panoramica di che cos’è il Bilancio Partecipativo, delle forme e modi possibili di coinvolgimento dei cittadini sulle scelte di cosa fare e come fare per mettere in opera in modo concreto questa forma di partecipazione.
L’aspetto che mi è sembrato più interessante è che questa partecipazione in sostanza costruisce più che atti o fatti di miglioramento del territorio e dell’ambiente, reti di cittadini che si attivano per curare e migliorare in senso lato il bene pubblico.
Io l’ho messa giù in modo semplice, ma queste idee e possibilità ci sono state presentate con una notevole quantità di slides proiettate su uno schermo, e queste slides avevano ciascuna idee, proposte, possibilità di forme e modi diversi di attivazione dei cittadini alle scelte per migliorare i loro ambienti di vita e i loro territori.
Rita Innocenti ed Elena Iannizzi, assessori alla cultura e partecipazione la prima, all’ ambiente e al decoro urbano la seconda, hanno cercato di inquadrare il Bilancio Partecipativo come una delle forme di democrazia diretta che deve essere coordinata e sussidiaria rispetto alla democrazia di mandato, in modo da rispettare le leggi e i diritti fondamentali scritti nella ns carta, diritti e doveri che il popolo riunito in assemblea potrebbe anche non accettare.
Un altro aspetto di partecipazione con cifre e aspetti ridotti, è già in atto, ci ha raccontato Elena Iannizzi nella pratica quotidiana.
L’ultimo degli intervenuti, Moreno Nossa, ci ha ricordato che il Bilancio Partecipativo, nato in Brasile una ventina di anni fa, a Porto Alegre, è stato proposto in consiglio comunale a varie riprese a partire dal 2011, da lui e non solo da lui, e che non tutti i consiglieri comunali della maggioranza che governa questa città ne approvano o ne hanno approvato il senso politico, tanto è vero che siamo arrivati al 2016, praticamente allo scadere della consigliatura.
Ma ora, ha continuato Moreno Nossa, che abbiamo finalmente ottenuto questo benedetto Bilancio Partecipativo dobbiamo farci parte diligente nella sua approvazione dal consiglio comunale e nella sua attuazione oltre ad essere capaci di riempire questo fatto democratico di contenuti e di partecipazione di cittadini.
Aggiungo io, con un po’ di malizia, che questa scelta fatta ad un anno dalle elezioni potrebbe far pensare ad un escamotage di tipo elettorale, e come diceva un famoso politico del secolo scorso, a pensare male si sbaglia ma ci si azzecca.
Per finire tre o quattro interessanti interventi e domande fatte dopo le esposizioni di cui sopra hanno permesso di chiarire le cifre in gioco, circa 250.000 euro per i cinque quartieri di Sesto e di puntualizzare che questa prima esperienza di Bilancio Partecipativo per avere senso deve e dovrà essere ripetuta anche negli anni prossimi, con cifre che potranno anche salire dopo il necessario rodaggio iniziale.
Umberto Billo