I guerriglieri del PKK a fianco dei Peshmerga

Guerriglieri e guerrigliere kurde delle Hpg, le Forze di difesa del popolo, struttura del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, sono giunti nell’area di Lalesh. Il luogo è situato in una valle montana del nord Iraq, a circa 60 km da Mosul, e rappresenta un simbolo sacro della religione yazida perché lì c’è la tomba dello sceicco riformatore Adi. L’azione politico-militare rientra nei piani di soccorso messi in atto dai combattenti dell’Hpg che agiscono di concerto con le Yja Star. Quest’ultime sono ulteriori formazioni di difesa che, pur meno armate delle forze jihadiste dell’Islamic State, mostrano una buona capacità di muoversi sul territorio montuoso e pietroso nord iracheno e di saperlo controllare. Una nota diffusa dall’agenzia kurda Firatnews offre il comune sentire di questi armati tramite la voce di qualche guerrigliera che riassume la finalità di un’azione decisa dai vertici dell’organizzazione per mere necessità difensive, sulla cui tempestività non c’è da discutere vista l’emergenza vissuta da oltre 100.000 individui, molti dei quali bambini e minori.

Il sostegno alla popolazione e ai suoi elementi più deboli rappresenta il fulcro dell’intervento delle squadre che provengono dalla Rojava (sul confine siriano) e dall’area montana della Turchia sudorientale. Al nuovo flusso di profughi, stavolta dall’Iraq, il governo di Ankara risponde dando spazio a una ripetuta emergenza umanitaria. Un campo è stato creato a Zakho, sulla via che porta alla turca Silopi, e accoglierà cinquemila yazidi fuggiti e terrorizzati dall’idea di cadere nelle mani degli estremisti sunniti che agitano il drappo nero. La gente in fuga, e in cerca di supporto, è decisamente superiore e difficilmente potrà trovare un totale riparo nelle tendopoli predisposte sulla frontiera turca. Eppure l’atteggiamento d’un disponibile Erdogan, sicuramente soddisfatto dai nuovi successi interni, sembra diverso da quello rivolto nei mesi scorsi ai siriani in fuga dal conflitto. Nella veste di presidente potrà utilizzare l’ennesima complicata situazione per un rilancio internazionale del Paese. Con un approccio conciliante rispetto allo sbandamento guerrafondaio di tre anni or sono che rese progressivamente claudicante la politica estera turca.