I giovani sono il quinto potere

M. Serres

M. Serres

Altro che “choosy” e “poco determinati”. Michel Serres, 83 anni, filosofo della scienza e membro dell’Académie Française, da sempre attento ai mutamenti antropologici e sociologici ha ribaltato le critiche alle nuove generazioni nel suo pamplet Non è un mondo per Vecchi (Bollati e Boringhieri). E dice: “Hanno potenzialità infinite”.

Il suo mondo, dice, è finito. È cambiato il tempo, lo spazio e soprattutto sono cambiate le relazioni umane. Ma lo dice con voce squillante, Michel Serres, acutissimo, 83 anni, filosofo della scienza e membro dell’Académie Française. E con lo sguardo rivolto al futuro. Mentre in Italia Michele Serra se la prende con i giovani accusandoli di essere disimpegnati, consumisti demotivati, il grande intellettuale francese, quasi suo omonimo, premio Nonino 2014, ha dato alle stampe Non è un mondo per vecchi (Bollati e Boringhieri, 2013) un pamphlet che dice l’opposto e guardando più in profondità rovescia la prospettiva. Il mio messaggio, spiega, è rivolto ai vecchi: “A loro dico guardate i giovani, aiutateli, ascoltateli: hanno in mano il quinto potere.

DOMANDA: Nel libro lo chiama il potere dei dati, cosa intende?
RISPOSTA: Oggi ognuno ha in mano tutte le informazioni del mondo. Tutti i luoghi del mondo. E persino tutte le persone del mondo.

D: Addirittura?
R: La Rete, Google maps, il Gps, i social network moltiplicano enormemente le nostre potenzialità. Siamo in mezzo a una rivoluzione epocale: la terza.

D: Come la terza?
R: La prima è stata l’invenzione della scrittura, la seconda è stata la stampa. Entrambe queste rivoluzioni hanno modificato profondamente la politica, la scienza, il commercio, un’intera concezione del mondo.

D: Si possono definire rivoluzioni antropologiche?
R: Certo, pensi che grazie alla stampa sono nate insieme le banche e la riforma protestante.

D: E oggi invece?
R: Oggi chi ha accesso alla Rete ha il potere di Luigi XIV. La rivoluzione dei dati ha innescato un fenomeno di entropia politica. Oggi siamo come tre miliardi di re.

D: Lei vede solo lati positivi?
R: Intanto, ho paura che mentre tutti discutono se la trasformazione è positiva o negativa, ci si dimentichi di guardare cos’è questa trasformazione.

D: E lei la guarda?
R: Io vedo una trasformazione che è enorme. Vedo che non è più il mio mondo.

D: È strano sentire un giudizio così netto. Non crede?
R: Dico solo che la mia generazione ha conosciuto un pianeta popolato da due miliardi di persone, ed è cresciuta in un Paese in cui la maggioranza lavorava la terra. Mentre nel corso della mia vita il numero degli abitanti del mondo si è duplicato due volte, il pianeta è cambiato.

D: E internet ha fatto il resto?
R: Certo. Vent’anni fa io entravo in un’aula e chi mi stava davanti non sapeva cosa avrei detto. Oggi tutti hanno consultato wikipedia, hanno letto chi sono, i miei corsi, le mie interviste.

D: E quindi?
R: Questo cambia profondamente la relazione tra me e i miei studenti. Come cambia quella tra medici e malati. La struttura della società intera ne esce cambiata. Poi i lati negativi ci sono sempre.

D: Per esempio?
R: Quando è stata inventata la stampa, qualcuno ha scritto il Mein Kampf.

D: E quali sono i lati oscuri del potere dei dati oggi?
R: I lati oscuri ce li hanno mostrati Google e Obama con i loro programmi di sorveglianza. Ma il potere informatico ci permette di controbilanciare questo potere, di valere come loro.

D: Siamo tutti Edward Snowden?
R: Snowden ha mostrato che un solo individuo ha la stessa forza dei colossi come la polizia americana o come multinazionali miliardarie.

D: Il potere dell’individuo significa anche sempre più individualismo?
R: Questo è quello che dicono in molti.

D: E non è vero?
R: In realtà l’individuo è stato inventato da San Paolo nella lettera ai Galati. “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno”, scriveva.

D: Insomma, critiche fuori tempo?
R: Sì, l’individuo è nato molto tempo fa. E poi per raffinare il concetto c’è voluto Descartes, i romantici e via dicendo.

D: Secondo lei c’è ancora la possibilità di vivere una dimensione collettiva?
R: Sì. ecco la verità è che chi critica i giovani ha un modo vecchio di pensare al collettivo. Le nazioni, per esempio, non esistono più. Né l’Italia, né la Francia.

D: E cosa esiste allora?
R: Ci sono nuove politiche che non passano dalle nazioni. Un grande progetto per il futuro è trovare un nuovo modo per stare insieme.

D: Accusano i giovani anche di essere consumisti, cosa ne pensa?
R: Ancora un errore. Non sono i giovani che hanno inventato questo sistema. I giovani sono solo il risultato, sono le vittime di un modello che è stato pensato e alimentato dei loro nonni.

D: C’è chi dice ai ragazzi: “Indignatevi!”. Lei cosa suggerisce?
R: Io non ho consigli da dare ai giovani, il mio messaggio è rivolto ai vecchi. Devono stare vicino ai giovani, ascoltarli. Sostenerli.

D: Quindi è ottimista?
R: I ragazzi di oggi vivono in condizioni materiali molto più difficili di quelle che abbiamo vissuto noi, ma hanno potenzialità infinite.

D: Crede davvero che la Rete ridistribuirà il potere?
R: Sa, qualcuno potrebbe dire che è un pensiero utopico. Ma nel 19 esimo secolo abbiamo avuto il socialismo utopico, nel ventesimo quello scientifico.

D: Meglio il primo del secondo?
R: Il primo ci ha regalato le banche per i poveri, gli asili, le società di mutuo soccorso: molte delle cose buone della nostra società. Il secondo ha fatto milioni di morti. E allora io preferisco l’utopia.

di Giovanna Faggionato

di Redazione Cadoinpiedi.it

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