L’Is riesce a vendere il petrolio che controlla a un prezzo fortemente scontato, dovendo ricorrere al contrabbando o a piccoli trader fuori dal mercato ufficiale. Lo sconto supera talvolta il 50% del prezzo ufficiale, e pertanto nelle ultime settimane si è aggirato sui 20-25 dollari a barile. Assumendo che tra Siria, Iraq e Libia il Califfato possa controllare e vendere un massimo di 20.000 barili al giorno al prezzo scontato di 25 dollari a barile, l’introito petrolifero giornaliero dell’organizzazione sarebbe di 500.000 dollari. Più probabile che la produzione venduta non superi i 15.000 bg, con un introito giornaliero di 375.000 dollari. Su base media annua, i numeri scendono ulteriormente – rispettivamente a 10.000 bg e 250.000 dollari al giorno, ovvero poco più di 91 milioni di dollari l’anno. Una bella fonte d’entrate, non c’è dubbio, soprattutto considerando che organizzare un attentato e finanziare una cellula terroristica può costare poche migliaia di dollari. Ma non certo un reddito che – di per sé – può permettere al Califfato di condurre una lunga guerra di occupazione su più fronti e una guerra santa globale.