GRILLO E IL RAZZISMO DEI NON RAZZISTI

Il testo che segue è stato pubblicato sul sito di Grillo giovedì 16 maggio
KABOBO D’ITALIA (copyright Beppe Grillo)
Quanti sono i Kabobo d’Italia? Centinaia? Migliaia? Dove vivono? Non lo sa nessuno.
Via Melzo, Milano, un cittadino portoghese originario dell’Angola, stacca a un passante un orecchio a morsi. Prosegue poi per Porta Venezia dove picchia una persona all’uscita dalla metropolitana. Sale su un convoglio e alla fermata di Palestro aggredisce a testate, calci e pugni un ragazzo. Risalito in superficie, raccoglie un mattone e lo tira in faccia a un sessantenne che portava a spasso il cane. Gli spacca il setto nasale e gli procura un vasto ematoma all’occhio. Viene arrestato e dopo un mese rilasciato in libertà. Il pensionato lo ha rivisto nel suo quartiere e si è rifugiato in macchina. Il cane si è dato alla fuga.
Niguarda, Milano, un cittadino ghanese, già identificato per atti violenti, tra i quali l’aggressione alla Polizia a Bari-Palese insieme ad altri immigrati, e per questo incarcerato per sei mesi, uccide a picconate tre persone e ne ferisce altre tre. Kabobo, senza dimora, senza un lavoro, gira da tempo per l’Italia indisturbato. Kabobo aveva chiesto asilo politico dopo essere sbarcato a Lampedusa, nel 2011, status che gli era stato negato. Ma l’immigrato aveva presentato ricorso sul quale i giudici non si sono ancora pronunciati e pur irregolare non poteva essere espulso. Kabobo ha trascorso la notte prima dei delitti nei ruderi di villa Trotti,un’area abbandonata al centro del quartiere Niguarda. Era stato identificato il 16 aprile dai Carabinieri.
Castagneto Carducci, un senegalese, Ablaye Ndoye, spacciatore, è arrestato per l’omicidio di Ilaria, una ragazza di diciannove anni, picchiata durante un tentativo di stupro con tale violenza da farla soffocare dal sangue delle ferite al setto nasale. Ablaye era irregolare con provvedimento di espulsione.
Tre casi diversi. Un comunitario portoghese che doveva (deve) stare in carcere, qui o al suo Paese, e comunque va reimpatriato. Un ghanese che doveva essere considerato sorvegliato speciale per la sua violenza. Un senegalese il cui decreto di espulsione non è mai stato applicato.
Chi è responsabile? Non la Polizia che più che arrestarli a rischio della vita non può fare. Non la magistratura che è soggetta alle leggi. Non il Parlamento, che ha fatto della sicurezza un voto di scambio elettorale tra destra e sinistra e ha creato le premesse per la nascita del razzismo in Italia.
Nessuno è colpevole, forse neppure Kabobo. Se gli danno l’infermità mentale presto sarà di nuovo un uomo libero.

Bruno Carchedi che ci ha inviato questa segnalazione aggiunge: Come fanno i media di destra – e non solo – ad alimentare il razzismo? Semplice. Non dicono che gli stranieri sono tutti delinquenti, o che non hanno voglia di lavorare, o che portano malattie, e così via farneticando. Sarebbe inefficace. Il metodo è diverso. Questi media si limitano – ogni giorno, per tutto l’anno e anno dopo anno – a pubblicare col massimo risalto fatti di cronaca nera in cui siano protagonisti degli immigrati. Di volta in volta albanesi, rumeni, neri africani, ecc. Così poco per volta il veleno del luogo comune razzista che associa la delinquenza con l’immigrazione penetra nella società e fa proseliti. Se poi chiedete ai responsabili di queste politiche editoriali se sono razzisti, costoro vi risponderanno sdegnati che no, loro non sono razzisti, ci mancherebbe! E’ il razzismo dei non (a parole) razzisti.