Grecia: nasce Unità popolare

di Angelo Gerosa. Francamente molti articoli che commentano le dimissioni di Tsipras non sono convincenti.

La tesi per cui le dimissioni del leader di Syriza ed il ricorso alle urne, dopo solo poco più di sei mesi dalla clamorosa vittoria elettorale, sarebbero un “atto gradito e atteso dall’Europa e più in generale dai creditori”, quasi un “atto dovuto” francamente si presenta perlomeno azzardata.

A mio modesto parere la scelta di Tsipras ha ben altra spiegazione: da grande politico quale è ha colto l’ultimo attimo utile per anticipare la mossa con cui l’ala sinistra del suo partito ha formato un nuovo partito ed un nuovo gruppo parlamentare.

Il nuovo partito si chiama Unità Popolare, ha già raccolto l’adesione di 25 dei 149 deputati di Syriza, ed è guidato da Lafazanis, ministro dell’energia del governo Tsipras .

Unità popolare è già ora il terzo gruppo parlamentare e punta a raccogliere altre adesioni in quanto furono circa 40 i deputati di Syriza che votarono contro la manovra economica del governo.

In particolare le adesioni più “ghiotte ed attese” dai scissionisti sarebbero quelle dell’ex ministro all’economia Varoufakis e dell’attuale presidentessa del Parlamento Kustantopolu.

E’ del tutto evidente che Tsipras, pur non citandoli, con l’appello/intervento in TV, ha anticipato la mossa dei dissidenti, evitando così che Unità popolare, in parlamento, dimissionandolo o costringendolo ad imbarcare i partiti di destra, si guadagnasse una visibilità formidabile.

Una mossa non compresa da molti commentatori che evidentemente non conoscono la vecchia maledizione che colpisce la sinistra. Maledizione secondo cui “due militanti fanno un partito, e tre militanti fanno una scissione, da cui nasce un secondo partito che si etichetta con la parola Unità”.

Battute a parte si profila complicato comporre un programma elettorale e di governo comune tra Syriza ed Unità Popolare in quanto il neo partito pone al centro del suo programma la cancellazione degli accordi economici siglati con il gruppo dei creditori ed il ritorno alla dracma.

Neppure l’accordo con i “super europeisti” socialisti del Pasok appare semplice, ed è addirittura improponibile una piattaforma comune con i comunisti ortodossi del KKE.

Per evitare di essere condannata ad un governo di larghe intese quindi a Syriza non resta che fare affidamento sull’indiscusso carisma di Tsipras.

Riuscirà Syriza a conquistare la maggioranza dei seggi parlamentari?

A gennaio ne conquistò 149 seggi su 300 e quindi il miracolo potrebbe anche realizzarsi, soprattutto ora che le nuove spine degli ennesimi sacrifici imposti da Berlino non hanno ancora cominciato a pungere!