Grandi opere, grandi mazzette

mio commento: questo continuo andirivieni di scandali è ripugnante. La politica è da ripulire molto bene. Così non si può continuare. I denari pubblici dei cittadini contribuenti hanno bisogno di essere governati da amministratori onesti. Mario Piromallo

—  Riccardo Chiari, FIRENZE, 16.3.2015

Politica e affari. Arrestato il potentissimo ex dirigente ministeriale Ettore Incalza, in manette imprenditori e manager, indagati politici di Ncd e Pd. Nell’inchiesta della procura di Firenze sulla Tav finiscono anche Terzo Valico, Expo, metro di Roma e Milano e Cispadana. Nelle intercettazioni il ministro Lupi, a più riprese, e il viceministro Nencini.

Iro­nia della sorte, il ter­re­moto giu­di­zia­rio che scon­volge anche gli assetti del governo Renzi arriva nel giorno in cui ini­zia la fase ese­cu­tiva della Tav Torino-Lione, con il primo cda della società “Tun­nel Eural­pin Lyon Turin”. A riprova del fatto che sulle grandi opere, nono­stante il mol­ti­pli­carsi delle inchie­ste, la volontà poli­tica con­ti­nua a pre­va­lere sul resto. Com­preso l’enorme costo delle mal­ver­sa­zioni ai danni della col­let­ti­vità: “I costi delle opere pub­bli­che lie­vi­ta­vano anche del 40%”. Parole del gene­rale coman­dante del Ros dei cara­bi­nieri, Mario Parente. Il tutto su un giro di appalti, quan­ti­fi­cato dal pro­cu­ra­tore Giu­seppe Creazzo, di almeno 25 miliardi di euro.

L’indagine che ha por­tato all’arresto dell’ex super-dirigente del mini­stero dei lavori pub­blici Ercole Incalza, del suo col­la­bo­ra­tore San­dro Pacella, dell’imprenditore Ste­fano Perotti e del suo mana­ger Fran­ce­sco Cavallo, era par­tita nelle pie­ghe dell’inchiesta sul nodo Tav di Firenze. Con il con­te­sta­tis­simo dop­pio tun­nel e la nuova sta­zione fer­ro­via­ria, anch’essa sotterranea.

Mesi e mesi di lavoro dei mili­tari del Ros, coor­di­nati dai sosti­tuti Giu­sep­pina Mione, Luca Turco e Giu­lio Mon­fe­rini, hanno por­tato alla luce quello che il giu­dice delle inda­gini pre­li­mi­nari defi­ni­sce, “un arti­co­lato sistema cor­rut­tivo”. Orga­niz­zato dal poten­tis­simo Incalza, ex respon­sa­bile della strut­tura di mis­sione per le Grandi Opere del mini­stero delle infra­strut­ture, assai chiac­chie­rato e più volte inda­gato, andato in pen­sione due mesi fa e subito nomi­nato con­su­lente esterno. A garan­zia, evi­den­te­mente, del ben oliato mec­ca­ni­smo che assi­cu­rava l’affidamento dei grandi appalti fer­ro­viari, auto­stra­dali e indu­striali a società con­sor­tili ben cono­sciute da Incalza. Il quale poi le con­vin­ceva, come rie­pi­loga l’ordinanza del gip, “a con­fe­rire a Ste­fano Perotti, o a pro­fes­sio­ni­sti e società a lui ricon­du­ci­bili, inca­ri­chi di pro­get­ta­zione e dire­zione di lavori, garan­tendo il supe­ra­mento degli osta­coli burocratico-amministrativi”.

Da parte sua Perotti, tito­lare della società “Inge­gne­ria Spm”, si sde­bi­tava affi­dando inca­ri­chi tec­nici e di con­su­lenza a pro­fes­sio­ni­sti indi­cati da Incalza. Il quale, da neo pen­sio­nato d’oro, non man­cava di arro­ton­dare. Assi­cu­ran­dosi inca­ri­chi “lau­ta­mente retri­buiti”, come quello con­fe­ri­to­gli dalla Green Field System srl, una delle società affi­da­ta­rie delle dire­zioni dei lavori. In que­ste ope­ra­zioni Fran­ce­sco Cavallo aveva uno sti­pen­dio men­sile di 7mila euro “come com­penso per la sua ille­cita media­zione”. Soldi di Perotti, figura cen­trale dell’inchiesta visto che aveva otte­nuto la dire­zione dei lavori delle più impor­tanti grandi opere appal­tate negli ultimi anni.

L’elenco è lungo. Si va dal nodo Tav fio­ren­tino a quello fra Genova e Milano (Terzo Valico del Giovi). Ancora l’alta velo­cità fra Milano e Verona da Bre­scia alla città veneta, e poi l’autostrada Cispa­dana, e la pro­get­tata Civitavecchia-Orte-Mestre. Non poteva man­care l’Expo, con il cosid­detto “Palazzo Ita­lia Expo 2015”. C’erano per­fino la dire­zione per un’auspicata, ai tempi di Ghed­dafi, auto­strada in Libia, e ancora la linea C della metro di Roma, due tratte della metro di Milano, e due lotti della Salerno-Reggio Calabria.

“Il totale degli appalti affi­dati a società legate a Perotti – ha ricor­dato il pro­cu­ra­tore Creazzo — è di 25 miliardi di euro”. Sui quali bal­la­vano maz­zette cal­co­late fra l’uno e il 3%, a seconda dei casi. Le ordi­nanze di custo­dia cau­te­lare par­lano di cor­ru­zione, indu­zione inde­bita, tur­ba­tiva d’asta e altri delitti con­tro la pub­blica ammi­ni­stra­zione. La quale peral­tro aveva dato mano libera a Incalza, pronto a sfrut­tare il Codice degli appalti che affida al gene­ral con­trac­tor l’esecuzione e la dire­zione delle “opere stra­te­gi­che”. Con con­ven­zioni e con­tratti che, di fatto, rove­scia­vano i ruoli fra il con­trol­lore e il teo­rico con­trol­lato. E con una lie­vi­ta­zione dei costi anche del 40%.

Nell’operazione, ribat­tez­zata “Sistema”, la pro­cura e il Ros hanno indi­vi­duato una cin­quan­tina di inda­gati, fra società — spic­cano Rfi e Anas — e per­sone fisi­che. Nel muc­chio Vito Bon­si­gnore (Ncd), il dem Anto­nio Bar­gone (ex sot­to­se­gre­ta­rio nei governi Prodi e D’Alema), e Ste­fano Saglia (ex Pdl e Ncd, ex sot­to­se­gre­ta­rio al Mise). Com­pare anche Rocco Gir­landa, ex Pd, e il mana­ger Anto­nio Acerbo, già arre­stato lo scorso otto­bre e ora accu­sato di tur­ba­tiva d’asta per il Palazzo Italia.

Soprat­tutto com­pa­iono fra le carte e le inter­cet­ta­zioni il mini­stro Mau­ri­zio Lupi e il vice­mi­ni­stro Ric­cardo Nen­cini. Il primo, che nel 2005 al mee­ting di Rimini defi­niva il già inda­gato Incalza “un patri­mo­nio per il paese”, appare lega­tis­simo all’arrestato. Da parte sua Incalza si vanta di aver redatto, all’arrivo di Mat­teo Renzi a palazzo Chigi, il pro­gramma di governo dell’Ncd. Quanto a Nen­cini, che replica par­lando di mil­lan­tato cre­dito, le tele­fo­nate fra Lupi (che chiama) e Incalza dise­gnano la spon­so­riz­za­zione del secondo in favore del vice­mi­ni­stro socialista.

“Il gip non ha rite­nuto che sus­si­stes­sero gli ele­menti di gra­vità per con­te­stare l’associazione per delin­quere — pre­cisa il pro­cu­ra­tore Creazzo – e l’ha riget­tata”. Men­tre Lupi ora pro­mette: “Stiamo lavo­rando con l’autorità anti­cor­ru­zione per fare modi­fi­che al codice degli appalti, sul gene­ral con­trac­tor, e rin­no­vando la fun­zione della strut­tura tec­nica di mis­sione”. Ora?

fonte: il Manifesto
http://ilmanifesto.info/grandi-opere-grandi-mazzette/