Il governo promette assunzioni ma licenzia i giovani. Col decreto Salvini 18 mila disoccupati nei servizi ai migranti
Medici, infermieri, avvocati, psicologi, insegnanti, mediatori culturali. La maggior parte con meno di 35 anni. Entro la fine dell’anno 18 mila persone impiegate nei servizi per i migranti, in Cara, Cas e Sprar, potrebbero restare senza lavoro, in un settore che nel 2017 impiegava 40mila persone.
Le stime sugli esuberi arrivano dalla Fp Cgil, che ha analizzato gli effetti sull’occupazione del decreto Salvini.Il provvedimento ha portato alla chiusura di diversi centri di accoglienza, diminuito in modo drastico il numero delle ore di lavoro dedicate ai servizi di assistenza e integrazione e ridotto da 35 a circa 21 euro lordi pro capite la spesa per ciascun migrante al giorno.
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Con i nuovi bandi per i centri di accoglienza straordinaria, pubblicati da alcune Prefetture, si contano quasi 5mila lavoratori già interessati da procedure di esubero.
“Lavoro in una associazione che fa accoglienza diffusa da più di tre anni. Ci troviamo ora in un periodo di incertezza che porterà a chiudere la maggior parte degli appartamenti che l’associazione ha sul territorio”, racconta Davide, 28 anni, di Trieste. “Su oltre 200 operatori sociali, le stime di riduzione del personale sono del 65 per cento, quindi tra le 100 e le 150 persone, di età media molto bassa, resteranno senza lavoro”.
E spiega: “Arriverà un licenziamento collettivoquando uscirà il bando a Trieste che dovrà seguire il nuovo capitolato di spesa. Dovremo capire se avremo diritto o no a una cassa integrazione straordinaria”.
Lo scorso 16 marzo Davide è sceso in piazza a Trieste per la manifestazione “Buonisti un Cas”, che ha riunito i lavoratori nei servizi ai migranti.
“L’operatore non diventa più una figura di supporto ma una sorta di guardiano che si occupa di prendere le presenze e poco altro perché non avrà il tempo per gestire un numero così elevato di persone”, racconta.
Molte realtà che fanno accoglienza stanno protestando. Cinque cooperative lombarde, per esempio, hanno fatto ricorso al Tar per chiedere la sospensione dei bandi.Anche in provincia di Parma, otto sindaci hanno chiesto uno stop al prefetto. A Lecce alcune cooperative hanno rinunciato a partecipare ai bandi. Anche a Firenze Arci e Oxfam hanno fatto un passo indietro.
Chi ne fa le spese
Gli esuberi in corso in alcuni casi hanno già svuotato anche le strutture più ampie. A farne le spese sono onlus e cooperative come Auxilium e Medihospes, che ancora lo scorso anno assumevano centinaia di lavoratori.
Auxilium, a Castelnuovo di Porto, ha 194 esuberi,Medihospes ne ha subiti 350 in 12 regioni. C’è il Progetto Arca, con 118 esuberi a Milano, Varese e Lecco.
Queste sono alcune delle realtà più grandi investite dal cambiamento portato dal decreto sicurezza, ma secondo la Fp Cgil, ci sono anche tante medio-piccole realtà che vivono le stesse condizioni. Un duro colpo per l’occupazione e per lavoratori con un alto grado di professionalità.
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