Intervista a Il Dubbio di Giulia Merlo
La lista unica è insufficiente e residuale, l’obiettivo è un soggetto di centrosinistra largo e plurale». Miguel Gotor, parlamentare di Mdp Articolo 1, analizza la roadmap del dopo-piazza Santi Apostoli, a partire dalle ultime affermazioni del leader di Campo progressista, Giuliano Pisapia.
Onorevole, l’ha spiazzata l’affermazione di Pisapia di non volersi candidare?
No perché lo aveva già detto. Pisapia ha già fatto due legislature e il nostro progetto va oltre la presenza parlamentare, ma vuole dare vita a un soggetto politico radicato nella società e nel mondo del civismo. Peraltro oggi i principali leader politici Salvini, Renzi, Berlusconi, Grillo sono fuori dal Parlamento e quindi l’eventuale scelta di Pisapia non mi sembrerebbe una particolare novità o segno di discontinuità. Se poi cambiasse idea mi farebbe piacere perché in Parlamento c’è bisogno di personalità competenti e autorevoli, soprattutto su questioni legate alla giustizia e ai diritti civili, e lui certamente lo è.
La manifestazione di piazza Santi Apostoli ha segnato comunque l’inizio del progetto di sinistra progressista. Mdp aderisce in pieno? D’Alema ha espresso qualche riserva ad un’adesione alla cieca.
E’ stata una bella giornata. Ogni cammino, anche il più lungo e difficile, deve cominciare col passo giusto e così è stato. Pisapia ha fatto un discorso molto chiaro e in discontinuità con le politiche di questi anni sul lavoro, sulla politica fiscale, sulla necessità di nuovi investimenti per mettere in manutenzione il Paese e riattivare il ciclo economico. Bersani ha indicato la necessità di una sinistra che sappia proteggere con i propri valori un cittadino oggi smarrito e in difficoltà dagli effetti negativi della globalizzazione che ti porta i problemi in casa senza avvisarti. Come Articolo 1, che non a caso è un movimento, vogliamo dare vita a un nuovo soggetto politico di centrosinistra insieme con Campo progressista e con quanti vorranno prenderne parte, a partire da Possibile e Si, senza veti o preclusioni. Siamo convinti che questa sia la strada giusta e che Pisapia possa essere la figura giusta per incarnare questo processo, che deve coinvolgere anche e soprattutto il mondo del civismo, dell’associazionismo, del volontariato. Non mi risulta che D’Alema abbia delle riserve su questo programma.
L’altra componente, quella che dei comitati del No al referendum che si è riunita al teatro Brancaccio, potrà fare parte di questo futuro insieme? Non sono mancati gli attacchi polemici.
La polemica non mi spaventa, temo di più l’eccesso di conformismo. Sono fra quanti pensano che sarebbe un grave errore presentarci agli elettori divisi. Mi rendo conto che ciò dipenderà anche dalla legge elettorale ma mi batterò fino all’ultimo per evitare questo esito che rafforzerebbe i nostri avversari, i quali infatti lo auspicano. Ciò detto è meglio essere chiari: l’unità è un obiettivo che va perseguito, ma non a tutti i costi perché noi non vogliamo costruire un cartello elettorale, ma un soggetto politico e quindi il perimetro sarà fissato dai valori e dai programmi. Bisogna partire da questo: scuola, università, Europa, lavoro, ambiente, tassazione progressiva, beni culturali. Non dai nomi o dalle sigle.
Pochi giorni fa Mdp si è riunita per discutere la sua permanenza in maggioranza. Dal gruppo di Possibile-Sinistra Italiana sono arrivati inviti a lavorare insieme già da ora. E’ immaginabile che Mdp si fonda con la sinistra in un unico gruppo parlamentare all’opposizione, che rappresenti la forza che si riconosce nel progetto di Pisapia?
Noi siamo parte di questa maggioranza, senza essere zerbini o rinunciare alle nostre idee. Abbiamo chiesto discontinuità sulle politiche sociali e del lavoro e per questa ragione non abbiamo votato la fiducia che reintroduceva i voucher. La prossima legge di stabilità sarà per noi un tornante decisivo. Credo che sia importante lavorare a gruppi parlamentari unitari sia alla Camera sia al Senato e ci impegneremo su questo.
Guardando alla futura campagna elettorale, lei ritiene che la prospettiva debba essere quella di una lista unica della sinistra alternativa?
Non stiamo lavorando a questo, perché penso che sarebbe una prospettiva insufficiente e residuale, che farebbe il gioco della stabilizzazione moderata Pd-Forza Italia che si intravede all’orizzonte. Noi siamo impegnati a costruire un soggetto di centrosinistra largo, civico e plurale in cui ci sia una sinistra solida e robusta al suo interno con ambizioni di governo, ma anche un rapporto politico e sociale con il cattolicesimo democratico e un mondo più moderato e liberale.
Il Pd rimane l’avversario da battere oppure è solo Renzi lo scoglio per immaginare una possibile alleanza di “Insieme” con il Pd?
L’avversario da battere è la destra, in tutte le sue forme, e noi siamo alternativi a essa. Dovremo essere competitivi con i 5 Stelle e sfidanti rispetto al Pd a trazione renziana, che ha subìto una torsione di carattere centrista che lo spinge come un moto inerziale nelle braccia di Berlusconi. Chi vorrà impedirlo farà bene a votare per noi. Ma la cosa più importante sarà quella di provare a rappresentare una speranza per quei milioni di elettori che si astengono alle elezioni perché oggi si sentono senza una casa. Non vogliono votare il Pd di Renzi o sono rimasti delusi dalla sua politica dopo averci creduto e non vogliono consegnarsi a Grillo o si sono pentiti di averlo fatto. Questa è la sfida più difficile: restituire una speranza all’Italia.