Media, governi europei e loro parti politiche stanno trattando da diversi giorni il fatto dei controlli a cui sono sottoposti i governi europei, le istituzioni dell’Unione europea, la Banca centrale europea, le banche centrali dei Paesi membri, verosimilmente ogni luogo significativo di potere, da parte Usa, più precisamente da parte della National Security Agency (Nsa), la principale agenzia di intelligence statunitense. Ma, come narrerò, è una vecchia storia, tutt’altro che una novità. Come tale, una vecchia storia densa di complicità europee di varia natura. In Europa, infatti, non è la prima volta che la questione esplode ma la seconda (la prima data il 1997); e, allora come oggi, esplode non perché in avvio c’è la reazione di poteri europei, bensì perché figure di giovani pacifisti che si sono trovati a gestire tecnicamente operazioni di raccolta e gestione di informazioni derivanti da attività di intelligence hanno denunciato la cosa. Nel 1997 si trattò di due ragazze britanniche, che resero pubblico il fatto che in molti paesi europei (tra i quali l’Italia: come apparirà anche da successivi fatti) non è possibile gestire una società di telecomunicazioni senza che essa sia tenuta a passare informazioni al sistema tecnico gestito dalla Nsa statunitense e senza che a capo del servizio tecnico sia posta una figura concordata con la Nsa (nel quadro, verosimilmente, di accordi riservati nel quadro della Nato).
Questo ci chiarisce, intanto, un primo elemento di complicità europeo, ovvero di imbarazzo dei governi e delle loro parti politiche quando la questione è esplosa. Ma c’è di più. Il sistema tecnico che opera le intercettazioni non è semplicemente Usa: gli Stati Uniti (la Nsa) è certo la tolda di comando (il controllo esecutivo cioè delle informazioni raccolte è tutto e solo Usa), ma ne sono parte anche altri quattro paesi, tutti di lingua inglese (nel quadro di un preciso accordo interstatale,
Ukusa, cioè proposto da Usa e Gran Bretagna, detto dagli addetti anche “cinque occhi”): accanto a Usa e Gran Bretagna, quindi, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Donde un secondo elemento di imbarazzo: un paese dell’Ue è impegnato nello spionaggio a danno degli altri paesi Ue e delle istituzioni Ue.
Se è vero, poi, come sembra emergere dai fatti attuali, che sono sottoposti a controllo Usa anche governo, partiti, banca centrale ecc. britannici ci sarebbe pure da chiedersi se, come altrove nel mondo, i servizi britannici, o loro segmenti particolari, rispondano al governo e al parlamento britannici o agli Usa. I casi “deviati (?)” Gladio, Ergenekon, ecc. riguardano davvero solo Italia e Turchia, nella Nato?
Vediamo però meglio con che cosa si ha a che fare, come è sorta, ecc., la struttura tecnica di spionaggio in questione, pur entro i limiti posti dall’impossibilità di accesso a buona parte delle informazioni fondamentali.
Questa struttura tecnica (il suo sistema software), dunque, ha da sempre un nome: Echelon (scalone). La sua nascita risale agli anni novanta. Il nome allude alla tecnologia: Echelon raccoglie con propri (ergo Usa) satelliti- spia, attraverso proprie connessioni ai cavi sottomarini o a proprie basi d’ascolto, dentro
in genere a basi militari Usa (tra cui con ogni probabilità quelle italiane), il gran numero di miliardi di messaggi che viaggiano quotidianamente via satellite su Internet, con particolare attenzione ai messaggi e-mail, e li seleziona sulla base di uno “scalone”, appunto, di parole chiave, inoltre attraverso il controllo delle impronte.
SPIONAGGIO USA IN EUROPA, UNA VECCHIA STORIA: NE SEGUIRÀ QUALCOSA DI SERIO?
I centri di selezione e di successiva elaborazione di questi dati sono in Usa, Australia, Giappone (in una base Usa), più (ma potrebbe non essere più
così) l’isola di Ascensione nell’Oceano Atlantico, che è sotto sovranità britannica.
E’ interessante, ancora, il fatto che attualmente la prima istituzione europea a muoversi sia stato il Parlamento europeo. E’ quanto avvenne, intanto, già dopo la prima esplosione della questione: il Pe se ne occupò a partire dal 2001, con una propria commissione speciale. Ma vi torno tra poco. In secondo luogo è interessante che a occuparsene in Pe per primi siano stati due parlamentari tedeschi. In terzo luogo ciò è interessante perché non si tratta di due parlamentari tedeschi qualsiasi: sono Martin Schulz, attualmente presidente del Pe, ed Elmar Brok, presidente della sua Commissione esteri; il primo socialista, il secondo democristiano. Tutto questo con ogni probabilità denota l’intenzione sostanziale della politica tedesca di non subire più un’operazione Usa che costituisce per la Germania solo un danno politico, economico, geostrategico e di immagine, tanto più grave se si guarda al fatto che
della Germania agli Usa interessa soprattutto l’elevata tecnologia industriale (non è un caso dunque che sia la Germania il paese più spiato dagli Usa in Europa, più probabilmente della Russia). Cioè tutto questo denota la determinazione con la quale l’establishment tedesco intende portare la Germania al rango di grande potenza mondiale, padrona dell’Europa, ecc. (credo che se si prescinde da un tale obiettivo diventa difficile capire la politica attuale della Germania in Europa sul versante della crisi).
Non solo: può anche essere che l’indignazione tedesca sia il prodotto di una forte pressione operata dalla parte più qualificata del suo establishment
politico e mediatico, di cui Schulz e Brok potrebbero essere i capifila concreti: si
tratta infatti di due figure (le ho viste spesso all’opera quando ero membro del Pe) oltre che grintose indubbiamente qualificate e molto ben introdotte.
Il Parlamento europeo inoltre si occupò nel 2001 di Echelon anche perché oggetto diretto delle intercettazioni (parimenti fu oggetto di intercettazioni la Commissione
europea). Il perché di quest’interessamento aiuta esso pure a capire come mai l’establishment tedesco appaia oggi molto più reattivo di allora. Pe e Ce erano intercettati perché agli Usa (e alla Gran Bretagna?) interessava seguire
tutta la parte tecnica dell’elaborazione delle direttive sul mercato unico. Allora si era molto dentro alla produzione di queste direttive, migliaia e migliaia: orientate all’omogeneazione tecnica di un’infinità di produzioni europee, affinché effettivamente il mercato unico funzionasse. Faccio un esempio (semplificandolo)
di cosa ciò fosse, e del perché fosse così interessante seguire le cosa da parte Usa
(e britannica?): una discussione (secretata) in Commissione economica e finanziaria (era essa soprattutto ad affrontare i dossier tecnologici) sullo spessore delle lamiere degli autoveicoli, finalizzata all’abbattimento degli incidenti con effetti mortali: la decisione (su proposta della Ce) fu di obbligare i produttori
europei a lamiere di almeno tot millimetri a seconda delle tipologie di automobili ecc. Normalmente il processo elaborativo di una direttiva europea richiede tre-quattro anni, anche perché in genere la materia tecnica e quella
giuridica è estremamente complicata dal fatto che l’Ue è composta da un certo numero di
stati indipendenti e tutto quello che dovrebbe unitariamente riguardarli è accanitamente negoziato.
Conclusione: se le imprese automobilistiche Usa avessero avuto cognizione di ciò
che sarebbe stata una direttiva europea sullo spessore delle lamiere degli autoveicoli con due-tre anni di anticipo rispetto al suo varo, quindi con congruo anticipo rispetto alla cognizione da parte dell’industria europea stessa, avrebbero avuto la possibilità di aggiornare la propria produzione prima delle imprese europee,
disponendo così di un enorme vantaggio competitivo sui mercati europei, e non solo
europei. Ricordo solo, a ulteriore riprova di quest’interesse, i viaggi avanti e indietro da Bruxelles alla prestigiosa università statunitense
Massachusetts Institute of Technology da parte di un parlamentare laburista britannico
(blairiano, direi che va da sé) della Commissione economica e finanziaria del Pe. Formalmente egli andava là a spiegare cos’era l’Ue. Certamente strapagato, se di questo si trattava, cioè di cavolate: i cachet erano sempre botte di 300-400 mila dollari, come si appurò, con vistoso imbarazzo dell’intero gruppo socialista.
La conclusione della vicenda di allora tuttavia consistette solo in una documentazione,
in rapporti, infine nella schermatura di parte degli uffici di Pe e Ce. I governi europei non fecero nulla (né fece nulla il loro collegio, il
Consiglio europeo, la tolda ufficiale di comando dell’Ue).
LUIGI VINCI su Lavoro & Politica