Il futuro…è cominciato bene!

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di Renzo Baricelli

Molti lavoratori, donne e uomini, molti giovani e giovanissimi, ragazze e ragazzi,hanno affollato completamente il grande salone dello Spazio Arte a Sesto San Giovanni.

Erano arrivati dai Comuni della cintura nord della Milano Città Metropolitana, una zona fittamente abitata da più di mezzo milione di cittadini.

Sono stati i protagonisti di un evento sul tema: Come cambia il lavoro – come garantire i diritti

Protagonisti esigenti, consapevoli del difficile ma necessario obbiettivo.

Attenti e partecipi. Severi, ma pieni di buon’umore. Manifestavano una grande speranza, unita alla voglia e all’impegno.

Erano lì per ragionare insieme sulle questioni attuali del lavoro e dei diritti dei lavoratori. E sulle prospettive.

Antonio Pizzinato illustra i dati del cambiamento a sesto S. G. In particolare il passaggio dalle grandi fabbriche con varie migliaia di occupati, alle piccole e piccolissime imprese che occupano da uno a quindici dipendenti.

Subito dopo delegati e delegate dei lavoratori, in maggioranza donne, della Auchan, della Decatlon hanno posto in primo piano la situazione concreta in essere:

I licenziamenti, le pesanti condizioni di lavoro, l’azione padronale in atto per togliere diritti e ridurre il salario; l’azione delle direzioni per mettere ogni lavoratrice e ogni lavoratore come individuo singolo e isolato di fronte all’impresa, negando così il diritto democratico della libertà di associazione e di rappresentanza.

Nello stesso modo concreto e vero, ci sono stati altri interventi.

Tra questi, il rappresentante del comitato disoccupati ultra cinquantenni (che in Italia sono oltre 700 mila su un totale complessivo di 3 milioni e mezzo) ha indicato la necessità di dare una prospettiva a queste persone: corsi di riqualificazione mirati a una nuova occupazione e, nell’attesa, un reddito di sostegno. Ci vuole un piano con adeguato finanziamento.

Quel pezzo del popolo di sinistra protagonista dell’incontro del 26 novembre è consapevole dei cambiamenti profondi che si sono verificati nelle condizioni di lavoro e di vita di molti milioni di persone che vivono del loro salario.

Concorda sulle analisi delle principali cause che hanno prodotto l’attuale situazione.

Sa della esperienza di parecchi decenni di lotte dei lavoratori, delle conquiste e delle sconfitte in Italia, in Europa e nel mondo.

Sente sulla propria pelle di subire oggi un peggioramento delle grandi conquiste di libertà, di dignità, di diritti politici, civili, economici dentro i luoghi di lavoro e nella società e sente la necessità di uscire da questa situazione negativa. Non solo per i lavoratori dipendenti ma per la qualità della vita di tutti.

Questo nuovo popolo di sinistra pensa lucidamente: assenti facili entusiasmi, nessuna reminiscenza nostalgica.

Vede chiaro sul lungo e duro impegno che lo attende e comincia la costruzione del futuro affrontando i problemi di oggi: per primo quello del lavoro e dei lavoratori.

Sente il bisogno di esserci dove si decidono le scelte che riguardano il presente e il futuro dei lavoratori e dell’Italia

Quindi, alle tre personalità della sinistra presenti Stefano Fassina, Paolo Ferrero, Arturo Scotto che hanno accettato l’invito al confronto, vengono poste le concrete situazioni dei lavoratori in alcune realtà aziendali e molte domande scritte che chiedevano risposte di ordine generale sulla situazione economica e politica, sulle posizioni del governo e del padronato e sulle proposte che il nuovo gruppo parlamentare “SINISTRA ITALIANA” intende portare avanti nelle istituzioni e nel Paese.

Nelle risposte di Fassina, Ferrero e Scotto è venuta fuori una analisi essenzialmente comune sulle cause dei cambiamenti che hanno investito il lavoro e i lavoratori.

La responsabilità principale sta nelle politiche liberiste che negli ultimi decenni hanno imposto una globalizzazione senza regole, selvaggia, a vantaggio esclusivo del capitale finanziario che domina l’economia del pianeta.

Vi è anche una evidente responsabilità dei governi.

Poi vi è anche una responsabilità soggettiva delle forze politiche che in Europa e in Italia pur affermando di essere di sinistra, non sono state capaci di opporsi, anzi hanno sposato e attuato quelle politiche abbandonando il loro storico riferimento e rappresentanza degli interessi generali dei lavoratori.

Di qui la necessità dei lavoratori di darsi nuovi strumenti politici. Ciò che sta avvenendo in varie forme in Europa.

Anche per i lavoratori in Italiani si pone lo stesso problema sia per avere forza politica nel proprio Paese, sia per essere più forti a livello europeo.

Quindi il progetto di costruire in Italia uno strumento politico di partecipazione che sia innanzitutto rappresentanza diretta dei lavoratori e dei ceti progressisti.

Non scissione da qualcosa, non rimpasto di vecchi pezzi, bensì nascita di una organizzazione politica che, come afferma la Costituzione, faccia concorrere direttamente i lavoratori alla determinazione della politica del nostro Paese e, quindi di quella dell’Unione Europea.