«È una ferita, non ci sono dubbi. Persino nelle relazioni umane, come accade quando si rompe una storia comune. Ma Sel c’è, non si arrende, non sono venute meno la ragioni della sua nascita, e cioè una sinistra che non è omologata ma neppure di testimonianza». Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, delfino di Vendola, è stato in queste settimane il vero avversario di Gennaro Migliore e della pattuglia di fuoriusciti.
Lui ha vinto il congresso sulla linea pro Tsipras e oggi non disconosce quel percorso. «Ma dopo quello che abbiamo realizzato in questi anni in Puglia mi fa sorridere che ci si dica che non abbiamo cultura di governo o che vogliamo fare la sinistra radicale vocata all’opposizione…».
Perché Sel è arrivata fino alla scissione?
«Ci siamo divisi sul sostegno al governo Renzi, è inutile girarci intorno. I compagni che se ne vanno fanno una scelta legittima ma sbagliata: è la scelta dell’omologazione. Noi invece pensiamo che oggi la sinistra sia più utile se resta autonoma, se incalza, interloquisce, e non si rinchiude».
E tuttavia negli ultimi mesi l’identità di Sel e la sua opposizione sono apparse sotto tono. A rischio dell’irrilevanza a livello parlamentare.
«Il problema c’era, e anche con la pattuglia parlamentare al completo. Siamo stati poco efficaci perché abbiamo faticato troppo a elaborare il lutto del 25 febbraio 2013, il lutto per quella coalizione col Pd su cui avevamo molto investito pensando a una stagione di cambiamento e che invece si è trasformata nel suo contrario con i governi Letta e poi Renzi. Ci è mancato un profilo chiaro, ed è su questo che ora dobbiamo lavorare».
Uno dei rischi è che Sel torni indietro di 5 anni: una sinistra di piazza e di movimento, che magari si riunifica con Rifondazione nel segno di Tsipras….
«A chi immagina che Sel si rinchiuda do una brutta notizia. Nel nostro percorso c’è anche il rapporto con la lista Tsipras, a partire da quel milione e 200mila voti presi in un turno in cui il Pd ha prosciugato interi bacini elettorali, non il nostro: quel 4% è stato un piccolo miracolo».
Dopo la scissione per voi ora sarà inevitabile guardare a sinistra…
«Non è così. L’idea di una costituente di sinistra per sciogliere Sel in un’ipotesi raffazzonata non c’è mai stata. Non ho in testa alcun rassemblement. Chi ci ha lasciato non l’ha fatto per Tsipras ma per il governo Renzi. Per noi la collocazione all’opposizione, dialettica e di merito, è decisiva».
Migliore motiva la sua uscita con una «sanzione di incompatibilità» da parte di Vendola.
«Mi pare curioso. È più utile dire la verità, c’era un giudizio diverso sul governo e sul Pd. La vicenda del decreto Irpef è stata caricata di un enorme significato, con uno stillicidio di annunci di scissione per settimane. Vendola ha posto il tema del raccordo tra partito e gruppi parlamentari, ma c’era la disponibilità a confermare Migliore nel ruolo di capogruppo. Il suo non è un tradimento, ma una scelta legittima che considero profondamente sbagliata».
Ora cosa farete? La conferenza programmatica in autunno non è una data troppo lontana?
«Ci sarà una direzione mercoledì e credo che la conferenza possa essere anticipata. Il mandato del gruppo dirigente, a partire dal mio, è a disposizione del partito».
Un congresso anticipato?
«Ne parleremo in modo laico».
Si sente responsabile per la scissione?
«No, ho fatto una battaglia politica trasparente».
Per Sel si è chiuso un ciclo? Forse il ciclo di Vendola?
«Un ciclo si è chiuso a febbraio 2013, con la sconfitta alle politiche. Ma Nichi non si discute, lui è un punto di riferimento fondamentale, nessuno può attribuirgli responsabilità per la scissione».
Spesso voi motivate la vostra distanza dal governo con la presenza di Alfano e Formigoni. Ma il problema è Renzi. O no?
«La destra di Ncd continua a condizionare in modo pesante il governo, e con loro non possiamo collaborare. C’è chi pensa che Renzi oggi sia l’unico terreno di innovazione della sinistra. Io no. La distanza non è sulla persona, ma sulle politiche concrete, a partire dal lavoro, dove Renzi è in continuità con la precarizzazione degli ultimi anni. Così sulle coperture degli 80 euro: si tagliano gli enti locali, come faceva Tremonti. La sua idea di Paese non mi convince: per me Renzi resta l’avversario delle primarie del 2012, con tutte le distanze che avevamo evidenziato». Per Sel si è chiuso un ciclo? Forse il ciclo di Vendola?
«Un ciclo si è chiuso a febbraio 2013, con la sconfitta alle politiche. Ma Nichi non si discute, lui è un punto di riferimento fondamentale, nessuno può attribuirgli responsabilità per la scissione».
Spesso voi motivate la vostra distanza dal governo con la presenza di Alfano e Formigoni. Ma il problema è Renzi. O no?
«La destra di Ncd continua a condizionare in modo pesante il governo, e con loro non possiamo collaborare. C’è chi pensa che Renzi oggi sia l’unico terreno di innovazione della sinistra. Io no. La distanza non è sulla persona, ma sulle politiche concrete, a partire dal lavoro, dove Renzi è in continuità con la precarizzazione degli ultimi anni. Così sulle coperture degli 80 euro: si tagliano gli enti locali, come faceva Tremonti. La sua idea di Paese non mi convince: per me Renzi resta l’avversario delle primarie del 2012, con tutte le distanze che avevamo evidenziato».
fonte: l’Unità
http://www.unita.it/politica/fratoianni-sel-ferita-ma-vivra-br-siamo-la-sinistra-non-omologata-1.576255