Nicola Fratoianni: l’acqua se la portano da casa.
Pagano di tasca propria 30.000 euro per l’abilitazione al volo.
Nessun contratto diretto con l’azienda, ferie e permessi limitati e paga stabilita sulla base delle ore di volo, tipo cottimo.
Queste sono solo alcune delle condizioni imposte da Ryanair ai propri piloti, come racconta un primo ufficiale a Business Insider Italia.
Per questo stanno scappando via tutti e cancellano migliaia di voli, altro che colpa dei lavoratori che non si organizzano con le ferie e altre oscenità raccontate dai vertici negli scorsi giorni.
Ci provano sempre a incolpare i lavoratori, la verità è che adottano modelli organizzativi da fine ‘800 e che, come sempre, vogliono massimizzare i loro profitti sulla pelle di chi lavora.
Interessemo il governo.
Qui l’articolo completo, molto interessante —>goo.gl/j4mdLV
“L’acqua. Le altre compagnie te la offrono insieme al cibo. A noi niente. Io mi devo portare la bottiglietta da casa. E se la finisco in volo, sono costretto a comprarmela dal carrello degli assistenti di volo, a tre euro”.
Tra i piloti Ryanair serpeggia qualcosa di più di un semplice mal di pancia: dall’inizio dell’anno 700 di loro (su un totale di 4.058) hanno abbandonato la compagnia gialloblu e sono passati alla concorrenza; oggi un fronte compatto chiede garanzie contrattuali mentre, appena al di sotto delle nubi nere, c’è il rischio del primo sciopero continentale.
Un primo ufficiale – che chiameremo Andrea, per garantirne l’anonimato – ha spiegato a Business Insider Italia come funziona il lavoro nell’azienda irlandese e perché molti colleghi se ne sono andati (e altri minacciano di farlo).
Il caso della bottiglietta d’acqua è soltanto la punta dell’iceberg di una situazione più complessa.
Andrea lavora in Ryanair da un anno e mezzo ed è di base in uno degli 86 aeroporti europei della compagnia low cost. Ha frequentato un’accademia aeronautica in un Paese europeo (che non menzioniamo perché lo potrebbe rendere identificabile), poi il colloquio di lavoro in Irlanda e il corso di abilitazione (a spese proprie, per la modica cifra di 29.500 euro) per portare uno dei 427 Boeing 737 del vettore irlandese.
La maggior parte dei piloti non è dipendente: si tratta, di fatto, di liberi professionisti che si raggruppano in piccole società e che prestano il proprio servizio a Ryanair. Alla fine vengono pagati in base alle ore di volo effettuate. Andrea è uno di questi.
“Il mercato dell’aviazione è in forte crescita – ci spiega – e negli ultimi dieci anni non è mai stato così aperto. Molte compagnie hanno bisogno di piloti con esperienza e li vanno a cercare proprio in Ryanair, che è la più grande d’Europa. Il punto è che Ryanair non fa nulla per trattenerli e le altre compagnie offrono condizioni migliori: dallo stipendio ai diritti su malattie e riposi, dai benefit alla possibilità di fare carriera”.
Ed è quello che sta succedendo: dal primo dell’anno, solo in Norwegian, sono passati 170 piloti Ryanair. E altri hanno un piede già fuori dalla porta (o dalla cabina).
“Molti comandanti stanno volando in Cina alla Xiamen Airlines – continua Andrea – oltre al salario più alto, ti danno una casa e un’automobile. Se ti trasferisci con la famiglia, trovano un lavoro alla moglie e pagano l’educazione ai figli in scuole internazionali di livello”.
Quindi non è vero, come hanno affermato ufficialmente da Ryanair, che la cancellazione dei voli da qui al 28 di ottobre (1976, in totale, per un costo a carico dell’azienda di circa 30 milioni di euro) è dovuta a una cattiva gestione delle ferie dei piloti?
“La verità è che Ryanair ci sta facendo girare…
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fonte: Business Insider Italia