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Fratoianni (LeU): “Vi spiego perché l’università gratuita è un’idea di sinistra”
“Quando parliamo di abolizione delle tasse universitarie stiamo parlando di un investimento sulla qualità del lavoro, sulla competitività internazionale e sul futuro del Paese”: Nicola Fratoianni, di Liberi e Uguali, risponde alle polemiche di queste ore.
di Giulio Cavalli
La proposta di Pietro Grasso, leader di Liberi e Uguali, di abolire le tasse universitarie ha aperto un largo dibattito: c’è chi la considera insostenibile dal punto di vista economico, chi la ritiene una pericolosa apertura ai sempiterni fuoricorso e addirittura chi l’ha bollata come proposta di destra, in netto contrasto con l’idea di progressività fiscale. Ne abbiamo parlato con Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana e leader di Liberi e Uguali.
L’università gratis non è di sinistra, dicono in molti. Come risponde?
Chiariamo subito un punto: per garantire la gratuità dell’istruzione è necessario intervenire sia sul piano fiscale (con la graduale abolizione delle tasse studentesche e una rimodulazione della tassa regionale al diritto allo studio) sia con un reale potenziamento del diritto allo studio. Nella nostra Costituzione c’è scritto che l’istruzione è obbligatoria e gratuita per almeno 8 anni ma credo che oggi sia un dovere estendere il diritto anche dopo. Stiamo parlando di un investimento sulla qualità del lavoro, sulla competitività internazionale e sul futuro del Paese. Tra l’altro è anche indice di una chiara idea di Paese: noi stiamo dalla parte di chi crede al valore della cultura e di chi ha sempre considerato l’istruzione come un potente mezzo di emancipazione, personale e collettiva. In Germania, in Scozia, in Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia (solo per citarne alcuni) non ci sono tasse universitarie.
Però c’è chi dice già oggi ci sono agevolazioni economiche per accedere allo studio universitario…
E sbaglia. Il nostro sistema è uno dei più iniqui in Europa: mentre da noi solo il 9% degli studenti beneficia di borse di studio in Francia siamo quasi al 40% e sopra al 25% in Spagna e Germania. Forse conviene ricordare che l’Italia è sotto la media europea anche per la percentuale di spesa nella scuola rispetto alla media europea. L’abolizione della contribuzione studentesca costa meno di 1,6 miliardi con una stima per eccesso che corrisponde alle entrate da tasse universitarie secondo il bilancio previsionale 2016 dell’Ufficio di Statistica del Miur. Il potenziamento del diritto allo studio costa circa altri 600 milioni. E attenzione: chi ha di più pagherà di più attraverso una fiscalità generale fortemente progressiva e pagherà due volte perché oltre che attraverso la fiscalità generale contribuirà anche attraverso la tassa regionale per il diritto allo studio.
Gli attacchi più violenti sono arrivati dal PD…
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