Il Manifesto, intervista Il segretario di Sinistra Italiana: «In Europa gli alleati della Lega non fanno parte di coalizioni. Con Brunetta e Gelmini torna un passato horror»
Andrea Carugati – EDIZIONE DEL16.02.2021
L’assemblea nazionale di Sinistra Italiana, domenica, ha deciso – accettando la proposta del segretario Nicola Fratoianni- di non votare la fiducia al governo Draghi, con 122 voti a favore, 16 contrari e 4 astenuti.
Perché?
Questa operazione non ci convince affatto – spiega Fratoianni -. Dietro formule generiche come “inadeguatezza della classe politica” si è voluto colpire le scelte fatte dal governo Conte, e mi riferisco alle accuse di assistenzialismo verso politiche che invece miravano alla redistribuzione. Non siamo davanti alla “morte” della politica, ma ad una operazione politica che interviene in modo preoccupante sulla democrazia. E lo fa nel momento in cui ci sono i 209 miliardi del Recovery. Contro Conte è stato perpetrato un omicidio politico a freddo, non per la sua presunta inadeguatezza, ma per un disegno.
Ora però è impossibile tornare indietro. Il Quirinale ha proposto questa formula per uscire dall’emergenza.
Questo non è un governo di scopo, a tempo, per gestire le emergenze. E’ un esecutivo politico, neppure di unità nazionale, con un perimetro impraticabile per una forza di sinistra. Per noi è impossibile governare con la destra peggiore, e del resto forze come la Lega non fanno parte di grandi coalizioni neppure in Francia (Le Pen) e Germania (Afd).
Il vostro no si basa sui partiti della maggioranza o sui ministri?
La lettura della lista di Draghi ha confermato il nostro giudizio negativo: Giorgetti al Mise, Gelmini alle regioni con una visione di autonomia del Nord che per noi è inaccettabile, Brunetta alla Pubblica amministrazione. Si sono portate indietro le lancette dell’orologio a una stagione horror della vita politica.
Voi però rischiate di essere irrisi all’insegna della divisione dell’atomo: di tre parlamentari di Sinistra Italiana solo lei voterà no, mentre De Petris e Palazzotto voteranno sì.
Due nostri eletti avevano annunciato prima di domenica di non voler rispettare le indicazioni che sarebbero emerse dall’assemblea. A palazzo Madama due senatrici ex M5S del gruppo Leu hanno invece detto che voteranno no come noi. Mi verrebbe da dire è un pareggio, ma non è questo il punto.
Qual è allora?
Sono amareggiato, se la comunità politica che ci ha eletto vota per una linea al 90% meriterebbe di essere rispettata. Ma dalla mia bocca non usciranno anatemi o accuse di tradimento, l’avversario di tutti resta la destra.
Continuerete a coabitare sotto lo stesso tetto?
La sinistra deve imparare a non vivere le divisioni come un punto di non ritorno.
In questo caso però SI si divide anche dagli altri di Leu, e dall’asse con Pd e M5S.
Su questo dovremmo imparare dalla destra, che più volte si è divisa sui governi ma è sempre rimasta alleata sui territori e alle elezioni. A mio avviso questa nostra alleanza non può essere solo evocata e invocata, ma va rilanciata da subito: nelle città che andranno al voto in primavera non ci sono ancora alleanze e candidati, mettiamoci subito al lavoro tra di noi e con tanti mondi del civismo di sinistra e ambientalista. Propongo un tavolo nazionale per le comunali.
Chi voterà a favore del governo sostiene che da fuori si rischia l’irrilevanza. Che dentro la maggioranza invece si può pesare, anche sulla svolta ecologica.
Mi pare un argomento infondato. Pensare che la sinistra possa incidere dentro una maggioranza come questa è uno scherzo, visto che il governo ha una base parlamentare enorme e spostata a destra. E’ un vecchio argomento che torna ciclicamente, che tende a ridurre la politica alla gestione del governo. Io credo invece che serva una sinistra in grado di non lasciare il monopolio del dissenso alla destra regressiva di Meloni.
Al congresso di Si lei ha riproposto di far nascere un soggetto unico a sinistra del Pd. Con questa ulteriore divisione sarà ancora più difficile…
Credo sia una scelta necessaria e, se si andrà verso il proporzionale, ancora di più. C’è chi, come Art 1, attende da anni un big bang della sinistra che coinvolga anche il Pd, io penso che non sia la strada giusta. E se i compagni di Art 1 non decidono di confluire nel Pd, il tema di un soggetto unico si porrà, ed è meglio farlo prima del voto. E sinceramente non credo che il nostro no di oggi possa rappresentare un ostacolo insormontabile.