di Angelo Gerosa.
In attesa dei risultati elettorali di domenica 23 aprile, appare istruttivo guardare cosa succede oltre le Alpi.
Protagonista della campagna elettorale francese è indubbiamente il malcontento per una situazione economica che, per quanto migliore della nostra, accusa 10 anni di crisi.
Il malcontento spiega il protagonismo della populista Le Pen, l’inaspettata vittoria alle primarie socialiste, con le parole d’ordine della riduzione dell’orario di lavoro e del reddito di cittadinanza, del leader della sinistra interna Hamon, ed i sondaggi tanto generosi nei confronti di Melanchon, candidato del Partito Comunista e del Fronte della Sinistra.
Ed è la reazione al malcontento a spiegare la performance di Macron, quarantenne dal carisma innegabile e dalla carriera fulminante, da rampante funzionario pubblico, a superpagato analista finanziario, a dinamico ministro all’economia del governo socialista, a fondatore del proprio partito En marce. A detta di tutti sarà lui, e non il repubblicano “con moglie a carico dei contribuenti” Fillon, a rappresentare la Francia moderata al ballottaggio.
Quindi, per la prima volta, si rischia l’esclusione dal ballottaggio sia dei repubblicani che dei socialisti, nonostante ben 5 milioni di francesi abbiano partecipato alle primarie dei due partiti.
Rischio di esclusione presente anche per la sinistra (e non sarebbe la prima volta), e pare che solo il Partito Comunista si sia posto il problema, invitando Melanchon ed Hamon, fino all’ultimo giorno utile, a trovare un accordo atto ad evitare la doppia candidatura al primo turno, e non nascondendo la delusione per il loro rifiuto (Melanchon è un ex socialista e in politica gli ex spesso giocano questi brutti scherzi).
In Francia i populisti potrebbero anche aggiudicarsi la maggioranza relativa al primo turno, ma si prevede la loro sconfitta al secondo turno.
Anche in Italia il pericolo populismo è forte ma, per una delle tante nostre inspiegabili eccentricità, il secondo turno è stato dichiarato incostituzionale. Quindi per governare il paese gli sarà sufficiente aggiudicarsi la maggioranza relativa al primo turno.