Spese di rappresentanza dell’ex sindaco ed attuale premier. Ieri mattina il consigliere di Sel, Tommaso Grassi, ha organizzato un flash-mob in piazza della Signoria e ha poi occupato gli uffici della direzione generale con sacco a pelo e l’occorrente per la notte. “Siamo stanchi di essere presi in giro, è ormai chiaro come il sole che abbiano qualcosa da nascondere”, afferma Grassi. Il dirigente che custodisce gli atti, Francesca Santoro, aveva accordato a Grassi – dopo varie richieste – un incontro per venerdì alle 12. Ma al mattino una missiva del direttore generale, Giacomo Parenti, ha intimato di tenere ancora sotto chiave i documenti. Motivo? “La documentazione richiesta risulta particolarmente voluminosa” e la “Procura della Corte dei conti ha aperto un’inchiesta in merito pertanto il tutto è coperto da riservatezza”. Ma la riservatezza è sull’inchiesta, non sulle spese di rappresentanza. Non solo: come ha fatto sapere la stessa magistratura contabile, la riservatezza non è applicabile ai consiglieri comunali a cui deve essere garantito per legge libero accesso agli atti. Ancora ieri il sindaco, Dario Nardella, interpellato in merito, ha ribadito che il Comune di Firenze “è trasparente e rispetta le norme sulla divulgazione delle spese di rappresentanza”. Sul sito internet però rimangono sempre e solo dei resoconti superficiali e privi di dettagli. Si parla genericamente di “incontri istituzionali” e mancano persino le date di riferimento. Se è tutto in ordine, allora perché non rendere pienamente trasparenti e dettagliate le spese sostenute come ha fatto l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino?
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