La favola del buon Italicum

mio commento: ma come, il governo non vuole sottoporre l’italicum al vaglio della Corte Costituzionale? Allora c’è qualcosa che non quadra. Come al solito c’è l’inghippo. Nel nostro paese è diventato veramente quasi impossibile, direi improbabile, poter assiste a situazioni alla luce del sole e a favore dei cittadini. Mario Piromallo

—  Andrea Fabozzi, ROMA, 29.12.2014

Riforme. «È come il Mattarellum con in più le preferenze». Renzi fa propaganda per il sistema di voto che il senato dovrà approvare «entro gennaio». Ma chiarisce che il governo non vuole sottoporlo al vaglio preventivo della Corte Costituzionale. Pluricandidati e preferenze per pochi. Il premier: garantiamo noi. E respinge gli emendamenti del Pd

Tira fuori un fac­si­mile della scheda elet­to­rale come se l’immagina con l’Italicum «una legge elet­to­rale molto seria, molto tran­quilla, molto sem­plice». Sulla scheda che Mat­teo Renzi sven­tola a un certo punto della con­fe­renza stampa di fine d’anno, ci sono sei nomi e sei sim­boli. «Il can­di­dato del col­le­gio è chia­ra­mente rico­no­sci­bile, e c’è lo spa­zio per met­tere due pre­fe­renze, un uomo e una donna». La para­gona al Mat­ta­rel­lum, la legge in vigore dal 1993 al 2005, che qual­che volta ha detto di apprez­zare ma alla quale, come garante del patto del Naza­reno, non è voluto tor­nare. Ecco cos’è l’Italicum che «il senato ragio­ne­vol­mente appro­verà entro gen­naio» secondo Renzi: «Un Mat­ta­rel­lum con in più le pre­fe­renze». La somma di due virtù? Il pre­si­dente del Con­si­glio ne è con­vinto: «Mai vista una legge così rispet­tosa della sen­tenza anti Por­cel­lum. Non abbiamo nes­sun tipo di pre­oc­cu­pa­zione rispetto alla sua costi­tu­zio­na­lità». Que­sto a parole. Quanto ai fatti, Renzi pre­fe­ri­sce tenere ben lon­tana la Corte Costi­tu­zio­nale dall’Italicum.

Con­ferma infatti il no del governo agli emen­da­menti alla riforma costi­tu­zio­nale che chie­dono pro­prio que­sto: allar­gare all’Italicum la pos­si­bi­lità del ricorso imme­diato alla Con­sulta. Eppure la chance per una mino­ranza di par­la­men­tari di appel­larsi alla Con­sulta sui sistemi di voto è una novità che ha voluto l’esecutivo, per evi­tare i gua­sti del Por­cel­lum, dichia­rato inco­sti­tu­zio­nale dopo che aveva fatto eleg­gere tre par­la­menti. Una novità che secondo Renzi, mal­grado l’esibita cer­tezza che si tratti di una legge in regola con la Costi­tu­zione, non deve valere per l’Italicum. «Se entra in vigore la riforma costi­tu­zio­nale prima e la legge elet­to­rale dopo, è del tutto evi­dente che la legge elet­to­rale va alla corte. Se è il con­tra­rio non si può fare una legge retroat­tiva o un pastic­cio costi­tu­zio­nale», risponde in con­fe­renza stampa. Ma la prima even­tua­lità è irrea­li­stica: la riforma costi­tu­zio­nale deve pas­sare attra­verso la pausa di rifles­sione delle camere e il refe­ren­dum, sarà sicu­ra­mente appro­vata dopo l’Italicum. La seconda è sem­pli­ce­mente non vera, per­ché la legge di revi­sione costi­tu­zio­nale con­tiene molte dispo­si­zioni tran­si­to­rie, com’è ovvio che sia trat­tan­dosi della riscrit­tura di quasi un terzo della carta fon­da­men­tale. Tra que­ste gli emen­da­menti della mino­ranza Pd ma anche di Sel e 5 stelle con­sen­ti­reb­bero a un quinto dei depu­tati o sena­tori di chia­mare in causa la Con­sulta sulla legge elet­to­rale, prima che la si debba appli­care. Nes­suna legge retroat­tiva, nes­sun pasticcio.

Aggiunge Renzi che di fronte alla Con­sulta l’Italicum potrà andarci comun­que. «Come sapete le forme per por­tare la legge elet­to­rale di fronte alla Corte costi­tu­zio­nale sono nume­rose, plu­rime e ben diverse, noi non abbiamo pre­oc­cu­pa­zioni». L’allusione e alla porta aperta dalla sen­tenza che ha abbat­tuto il Por­cel­lum, quando è stato con­sen­tito un ricorso quasi diretto da parte dei cit­ta­dini. Ma il punto è che pro­prio la clau­sola che il pre­si­dente del Con­si­glio con­ce­derà ai suoi avver­sari per spia­nare la strada all’Italicum — quella cioè che rimanda l’entrata in vigore della legge a fine 2016 — può bloc­care la strada ai ricorsi. Spiega infatti l’avvocato Felice Beso­stri, il vin­ci­tore della bat­ta­glia con­tro l’Italicum, che la pos­si­bi­lità di un prov­ve­di­mento d’urgenza in un tri­bu­nale ordi­na­rio (punto di par­tenza per porre la que­stione di inco­sti­tu­zio­na­lità) è impe­dita dal fatto che la legge è sospesa: «Serve infatti che i cit­ta­dini pos­sano denun­ciare un danno irre­pa­ra­bile ai loro diritti, e in que­sto caso ci siamo, ma anche immi­nente, e se la legge non è entrata in vigore que­sto non c’è». Con la cita­zione ordi­na­ria e i tempi lun­ghi del pro­cesso civile è già chiaro che si andrà oltre il 2016; anche la costi­tu­zio­na­lità dell’Italicum rischia di essere valu­tata a ele­zioni fatte.

Del Por­cel­lum la Corte costi­tu­zio­nale ha cri­ti­cato le lun­ghe liste bloc­cate, per­ché esclu­de­vano la libertà di scelta e impe­di­vano all’elettore di cono­scere e valu­tare l’eletto. L’Italicum man­tiene le liste lun­ghe, bloc­cate solo per il capo­li­sta. La novità è la pos­si­bi­lità di espri­mere una o due pre­fe­renze, ma solo a par­tire dal secondo in lista. All’atto pra­tico solo il primo par­tito (che gua­da­gnerà il pre­mio di mag­gio­ranza) può essere certo di eleg­gere i can­di­dati scelti con le pre­fe­renze, gli altri dovranno rinun­ciarci o affi­darsi alle opzioni dei capo­li­sta plu­ri­can­diati. Anche le plu­ri­can­di­da­ture sono state boc­ciate dalla Con­sulta, ma Renzi le ripro­pone pre­ve­dendo la pos­si­bi­lità che un capo­li­sta si can­didi in dieci cir­co­scri­zioni diverse. Le cir­co­scri­zioni sono in tutto cento, e allora è in teo­ria pos­si­bile per un par­tito affi­dare a dieci capi bastone la sele­zione ex post di quasi tutta la dele­ga­zione par­la­men­tare. In più diversi costi­tu­zio­na­li­sti hanno fatto notare l’illegittimità del dop­pio regime tra can­di­dati: quelli che devono gua­da­gnarsi le pre­fe­renze e quelli garan­titi. Insomma: ricorsi assi­cu­rati, pro­blemi annun­ciati. Renzi scrolla le spalle: «Le plu­ri­can­di­da­ture sono una carat­te­ri­stica che va avanti da circa settant’anni nella sto­ria ita­liana e che ha visto eleg­gere così Moro, Ber­lin­guer e Nenni». Pluri-candidati, però, al mas­simo in tre col­legi. E soprat­tutto eletti anche loro con le pre­fe­renze. Altra storia.
fonte: il Manifesto
http://ilmanifesto.info/la-favola-del-buon-italicum/