F. Mussi: Nel 2007 i ministri non scesero in piazza

UNIVERSITA': MUSSI, CRITERI ACCESSO E OK AGENZIA VALUTAZIONE

 

Mussi: «Leopolda contro Cgil? Solo Chávez faceva così»

fonte: il Manifesto, di  Daniela Preziosi,

Intervista a Fabio Mussi. «Nel 2007 i ministri non scesero in piazza, è una leggenda», ora è diverso, «il sindacato va allo scontro frontale con il governo»

Fabio Mussi, nel Pd attac­cano i par­la­men­tari che andranno alla mani­fe­sta­zione Cgil. Agi­tando il para­gone con i mini­stri che nell’ottobre 2007 sfi­la­rono con­tro il loro stesso governo, l’ultimo Prodi. Di cui lei era com­bat­tivo mini­stro dell’Università.

In piazza non scese nes­sun mem­bro del governo. Que­sta è una leg­genda metro­po­li­tana che a distanza di anni viene ripe­tuta come un mantra.

Per­sino Fer­rero, mini­stro della soli­da­rietà, e Paolo Cento, sot­to­se­gre­ta­rio all’economia, resta­rono a casa. Fu Prodi a chiedervelo?

No, fu una nostra deci­sione. Non si può stare in un governo e mani­fe­stare in piazza. Anche se non era una mani­fe­sta­zione ‘con­tro’ Prodi. Era sulla finan­zia­ria e sulla riforma del wel­fare. Nel governo c’erano posi­zioni cri­ti­che. Natu­ral­mente le più forti erano quelle di Rifon­da­zione. Ma i mini­stri fecero la loro bat­ta­glia nel consiglio.

Gli orga­niz­za­tori del cor­teo fecero una riu­nione con Prodi e con­cor­da­rono che le parole d’ordine non fos­sero troppo ostili. Dili­berto disse: ‘sono comu­ni­sta, mica scemo, non voglio far cadere il mio governo’.

Ci fu una certa accor­tezza per­ché la pole­mica non supe­rasse il livello di guar­dia. Io affac­ciai anche a Franco Gior­dano (allora segre­ta­rio del Prc, ndr) l’ipotesi che i mini­stri più cri­tici lascias­sero il governo e des­sero l’appoggio esterno.

 

La sini­stra non uscì dal governo, ma dopo poco Prodi cadde lo stesso.

Ma non da sini­stra. Ecco un’altra leg­genda metro­po­li­tana. Lo fece cadere Mastella. Qual­che anno dopo Prodi però disse che il suo governo era caduto il giorno del discorso al Lin­gotto di Veltroni.

Quando decise che il Pd doveva ‘cor­rere solo’.

Quando stai in una coa­li­zione e il par­tito mag­giore dice così, inne­schi un mec­ca­ni­smo ingo­ver­na­bile. Prodi rac­contò che dopo il Lin­gotto Mastella si affac­ciò sulla porta del suo stu­dio e gli disse: volete fre­gare me, e io frego prima voi. Ma con ter­mini più crudi,

Sul mito della ris­so­sità dell’Unione si è edi­fi­cata la voca­zione mag­gio­ri­ta­ria del Pd. Tant’è che nel 2013 per accet­tare Sel in coa­li­zione vi fecero fir­mare un impe­gno al rispetto dei voti della mag­gio­ranza. Poi è andata com’è andata.

Il rispetto delle deci­sioni di mag­gio­ranza ha dei limiti: si obbe­di­sce prima alla coscienza morale, poi alla Costi­tu­zione Repub­bli­cana e poi ai vin­coli di par­tito. Io, insieme ad altri, qual­che anno prima avevo fatto il primo gesto forte di disob­be­dienza al gruppo dei Ds votando il ritiro dell’Italia dall’Iraq. E dio sa se ave­vamo ragione.

I Ds non minac­cia­rono di espel­lervi. Il Pd è meno elastico?

Que­sti gio­vani ultimi arri­vati qual­che volta sem­brano gli eredi di Pie­tro Sec­chia. Lo sta­li­ni­smo è un codice che tende a ripro­dursi nelle situa­zioni più impensabili.

Ma un par­tito che non ha una disci­plina non è un par­tito, è un gruppo misto.

Il Pd è nato come gruppo misto, una rete di cor­renti. Nel Pci le cor­renti erano segrete, per­ché non si pote­vano nomi­nare, su piat­ta­forme pub­bli­che: tutti sape­vano cosa voleva Ingrao o Amen­dola. Invece nel Pd le cor­renti sono pub­bli­che su piat­ta­forme segrete. Non si sa bene su cosa si orga­niz­zano, spesso sono comi­tati elet­to­rali al ser­vi­zio dei nota­bili. E il prin­ci­pio uni­fi­ca­tore non può essere disci­pli­nare. Dev’essere un grande fatto poli­tico e cul­tu­rale. E deve lasciare spa­zio all’espressione del dissenso.

Cia­scuno vota come gli pare?

Non può essere la regola. Certo l’adesione ai par­titi è libera e volon­ta­ria, se dici ‘il nostro gio­vane segre­ta­rio è al ser­vi­zio degli anziani della parte avversa’, oppure ‘con­tro il dis­senso si usa il metodo Boffo’, poi devi trarne le conseguenze.

Ce l’ha con D’Alema e Ber­sani: dovreb­bero uscire?

Vedano loro. Ma sono espres­sioni estreme. Le diver­genze ormai toc­cano punti fon­da­tivi del Pd. Io non ade­rii per­ché aveva preso una piega blai­riana, quella della ‘sini­stra di cen­tro’. Oggi sento dire den­tro il Pd che certe scelte del governo sono scelte di destra. ‘Di destra’, chiaro? Ora la Cgil va a un urto fron­tale con il governo. Par­te­ci­pare alla sua mani­fe­sta­zione è impe­gna­tivo: vuol dire con­di­vi­derne, più o meno, i contenuti.

Nel 2007 Vel­troni, ben­ché con­tra­rio al cor­teo della sini­stra, disse: un grande fatto demo­cra­tico. Renzi salu­terà così la mani­fe­sta­zione Cgil?

Noto che lo stesso giorno Renzi fa la sua con­tro­ma­ni­fe­sta­zione alla Leo­polda. Il capo di un par­tito e capo del governo di fronte all’iniziativa di un’importante forza sociale riu­ni­sce la sua cor­rente. Una cosa così l’ho vista solo ai tempi di Chávez.

Sel fa un appello alla sini­stra Pd.

Non è che ci met­tiamo alla fron­tiera a orga­niz­zare gli ingressi. Il 4 novem­bre abbiamo lan­ciato una coa­li­zione del lavoro e dei diritti: se ci sono idee alter­na­tive a quelle del governo met­tia­mole in rete e fac­cia­mole diven­tare un fatto poli­tico. Ma non vuol dire pre­ci­pi­tare in un nuovo partito.

Dopo la mani­fe­sta­zione del 2007 cadde il governo. Cadrà anche stavolta?

Non so. Certo siamo den­tro una tem­pe­sta. Qual­che giorno fa il mini­stro Padoan ha detto: ‘siamo in una crisi peg­giore di quella del ‘29’. Be’, alla fac­cia: quella del 29 negli Stati uniti fu risolta da Roo­svelt e Key­nes, e in Europa dalla Ger­ma­nia di Hitler. Negli Usa dopo il ‘29 ci fu la sepa­ra­zione fra ban­che d’affari e ban­che di rispar­mio, l’aliquota al 90 per cento per red­diti supe­riori ai 4 milioni di dol­lari; e un mas­sic­cio piano di inter­vento pub­blico per la crea­zione di posti lavoro. Se la crisi è peg­gio del ‘29 biso­gna pen­sare a qual­cosa che asso­mi­gli a quella riforma del sistema capitalistico.

Il jobs act non gli assomiglia?

Ma per carità.

Dopo il 2007 per voi arrivò l’orribile 2008: la sini­stra asfal­tata e fuori dal par­la­mento. Renzi ha il vento in poppa e l’Italicum non pro­mette regali: non è che fini­sce così anche stavolta?

La sini­stra fu asfal­tata lar­ga­mente per colpa sua. Ma in un grande paese euro­peo come l’Italia è impen­sa­bile che non rina­sca una for­ma­zione di sini­stra. Que­sta fun­zione non può finire assor­bita nel mare magnum del ren­zi­smo. E se la sini­stra Pd non fa una scelta, finirà rele­gata in una ridotta irrilevante.

http://ilmanifesto.info/leopolda-contro-cgil-solo-chavez-faceva-cosi/